Oscar, America tra razzismo e schiavitù
La trasposizione cinematografica dell’incredibile storia di Solomon Northup, afro americano nato libero e ridotto in schiavitù dopo essere stato rapito da alcuni trafficanti, ha vinto il premio Oscar come miglior film. Northup riacquistò la libertà dopo 12 anni e pensò bene, aiutato da un avvocato di New York, di scrivere la propria autobiografia: Twelve Years a Slave (12 anni schiavo, che dà il titolo al film). Dopo il grande successo editoriale, per quasi cento anni la storia finì nel dimenticatoio, oscurata da un romanzo, il più celebre del filone antischiavista, “La capanna dello zio Tom” di Harriet Beecher Stowe. La storia di Northup tornò a far parlare di sé nel 1968, quando una ricercatrice, Sue Eakin, si mise a scavare sulla vita di Solomon riuscendo a individuare la sua casa, il luogo in cui fu liberato e molti altri dettagli importanti. Dopo 45 anni è arrivato il film. Ed è un film da vedere, al di là della statuetta vinta.
Nell’autobiografia Northup scrive: “Essendo vissuto da uomo libero per oltre trent’anni, durante i quali ho goduto del bene prezioso della libertà in uno stato libero, ed essendo poi stato rapito e venduto come schiavo – condizione in cui sono rimasto fino alla mia liberazione avvenuta nel gennaio del 1853, dopo dodici anni di schiavitù – qualcuno ha ritenuto che la storia della mia vita e delle mie tribolazioni non sarebbe stata del tutto priva di interesse per il pubblico”.
Diretto senza fronzoli dal britannico Steve McQueen, il film esalta una storia tipicamente americana: la drammatica discesa agli inferi, la speranza mai doma e la lenta risalita. Solomon Northup (interpretato da Chiwetel Ejiofor), è un nero nato libero nel nord dello stato di New York. Rapito e venduto come schiavo, sperimenta sulla propria pelle la crudeltà, ma conosce anche la gentilezza di cui può essere capace l’essere umano, fino all’incontro decisivo con l’uomo che lo libererà (un abolizionista canadese interpretato da Brad Pitt). “12 anni schiavo” è un bel film in cui l’America per certi versi fa “coming out” su schiavitù e razzismo: ammette le proprie colpe senza troppi giri di parole.
“12 anni schiavo” obbligatorio nelle scuole
Il film sarà parte del programma scolastico nazionale degli Stati Uniti a partire dal prossimo settembre. La National School Boards Association (Nsba), associazione non profit per l’educazione che rappresenta 90.000 membri dei consigli d’istituto nel Paese, ha reso la visione del film obbligatoria in tutte le scuole superiori pubbliche statali. L’Nsba fornirà agli studenti anche copie del testo del 1853 dal quale è stato tratto il film, assieme a una guida allo studio dell’argomento. “Quando Hollywood dà il suo meglio, il potere dei film può essere sfruttato come strumento educativo”, ha scritto Montel Williams, distributore per la casa di produzione New Regency, che ha cofinanziato la pellicola, in un comunicato.
– Per approfondire: “12 anni schiavo”, tra storia e cinema
– Il trailer del film
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