Nucleare: l’Iran, Obama e i Repubblicani
Dopo un lungo sforzo diplomatico a Losanna è stata siglata l’intesa sul nucleare per l’Iran. Teheran accetta i limiti al programma per i prossimi dieci anni in cambio della revoca delle sanzioni. Il compromesso finale, però, deve essere ancora scritto: si apre, ora, la non meno importante parte tecnica, che sarà non meno importante di quella politica. Si dovrà chiudere entro il 30 giugno. Nei dieci anni di durata dell’accordo l’attività nucleare iraniana sarà costantemente monitorata. Previsti poi, a scadenze successive (15, 20 e 25 anni), altri obiettivi volti a dare corpo a un clima di ritrovata fiducia (questo almeno nelle aspettative). Nell’arco di 15 anni l’Iran si impegna a non arricchire più l’uranio nella famosa centrale ultraprotetta di Fordow (situata all’interno di una montagna) che dovrà essere convertita in una struttura per la ricerca. All’Iran resterà un solo impianto per l’arricchimento, potrà arricchire uranio solo alla centrale di Natanz. Saranno seimila le centrifughe attive per arricchire l’uranio, anziché le 19mila attuali (la metà delle quali attive). Molto interessante il termine fissato per il cosiddetto “breakout time“, il tempo necessario all’Iran, in caso di violazione degli accordi, per fabbricare una bomba atomica: la linea rossa è di un anno.
Ma cosa resta delle sanzioni? L’Iran si è battuto fino alla fine per farle cancellare subito, almeno quelle finanziarie. Ma non ce l’ha fatta. Usa e Ue le toglieranno progressivamente, mano a mano che l’Aiea (Agenzia internazionale per l’energia tomica) verificherà il rispetto degli impegni di Teheran rispetto agli impegni assunti. Restano invece in vigore le altre sanzioni Usa per scongiurare il riarmo missilistico iraniano o a favore dei diritti umani.
Per 15 anni l’Iran limiterà elementi addizionali del suo programma, tra cui: non costruirà altre cnetrail per l’arricchimento dell’uranio e accetterà procedure di trasparenza rafforzate. Ispezioni e trasparenza continueranno oltre i 15 anni, mentre le ispezioni alla catena di rifornitura dell’uranio durerà per 25 anni. Inoltre, l’Iran resta parte del Trattato di non proliferazione nucleare.
Obama esulta
L’accordo raggiunto a Losanna sul nucleare iraniano “non si basa sulla fiducia”, ma su delle “verifiche senza precedenti” e se pienamente attuato manterrà il mondo più sicuro. “L’Iran ha soddisfatto tutti i suoi obblighi”. Ma il presidente avverte Teheran: “Se imbroglia, il mondo lo saprà. Se le misure di verifica e di ispezione non soddisfano gli standard internazionali, non ci sarà alcun accordo finale” alla fine di giugno, ha aggiunto Obama annunciando che in questo caso “imporremo le sanzioni più forti della storia”.
Repubblicani preoccupati
L’accordo è “una deviazione allarmante” dagli obiettivi iniziali del presidente Obama. Lo ha detto lo speaker della Camera dei rappresentanti Usa, il repubblicano John Boehner, senza però spiegare in che modo l’intesa annunciata oggi si stacchi dalle intenzioni del presidente. Tuttavia ha aggiunto che il Congresso deve analizzare a fondo l’accordo prima di accettare l’annullamento delle sanzioni sull’Iran.
Obama prova a tranquillizare Israele
Il governo israeliano ha definito l’accordo quadro “molto pericoloso” e “un errore storico”. Netanyahu ha convocato per oggi il gabinetto di sicurezza per discutere l’accordo tra Iran e le potenze del 5+1. Dal canto suo Obama prova a rassicurare l’alleato. I “progressi sul nucleare – ha detto Obama al premier israeliano Netanyhau – non diminuiscono i timori” rispetto alla sponsorizzazione dell’Iran per quanto riguarda il terrorismo e le minacce a Israele. “Gli Usa restano fermi nel loro impegno alla sicurezza d’Israele”, mette in evidenza Obama, precisando che l’accordo è un “significativo progresso verso una duratura e ampia soluzione che taglia tutte le strade all’Iran per una bomba e assicura la natura pacifica del programma nucleare”.
Nella telefonata a Netanyahu, Obama ha tenuto a sottolineare come non si possa parlare di accordo fino a quando non sarà finalizzato ma che l’intesa raggiunta a Losanna “rappresenta una progresso significativo nella direzione di una soluzione duratura e complessiva per bloccare la strada all’Iran verso la bomba mentre le verifiche assicureranno la natura pacifica del programma nucleare”. Il premier israeliano ha ribattuto definendo l’intesa una “minaccia per la sopravvivenza di Israele” e sottolineando che l’accordo di Losanna “legittimerà” il programma nucleare di Teheran, rafforzerà l’economia della Repubblica islamica e “aumenterà l’aggressività dell’Iran in tutto il Medio Oriente e oltre”.
Obama, da parte sua, con l’apertura sul nucleare spera di riscrivere gli equilibri dell’intera area mediorientale, includendo l’Iran nello speciale quintetto con cui dare battaglia all’Isis: Egitto, Arabia Saudita, Stati Uniti, Iran e ovviamente, anche Israele. L’auspicio della Casa Bianca dovrà fare i conti, giocoforza, con Israele e la sua legittima voglia di sicurezza.Ma dovrà tenere conto anche degli altri “sconfitti” dall’accordo. E chi sono? Come sottolinea Maurizio Molinari su La Stampa oltre a Israele “perdono Arabia Saudita, Egitto e gli altri Paesi sunniti protagonisti di forti pressioni su Usa e Ue per evitare un’intesa che ritengono pericolosa per la propria sicurezza nazionale. Anche la Russia esce indebolita perché il dialogo fra Usa e Iran che ora inizia consegna nuove opzioni a Obama, riducendo gli spazi per Mosca”. Ma non bisogna dimenticare che nel 2016 gli Stati Uniti avranno un nuovo presidente.
Per il Washington Post Obama non festeggia ancora
Uno dei commentatori del Washington Post sottolinea che il presidente Obama, “che per mesi è stato attaccato, giudicato e apertamente sfidato” si è presentato all’America nel Rose Garden della Casa Bianca “risoluto e un po’ sulla difensiva, non per festeggiare, ma piuttosto per perorare di fronte agli americani e al mondo la causa dell’accordo” con l’Iran. E sottolinea come il discorso della notte scorsa del presidente americano “rifletta la natura non finita e fragile” dell’accordo con Teheran che “ancora manca di dettagli chiave e non sarà nella forma fino a giugno”.
Il quotidiano della capitale sottolinea come Obama si sia messo completamente in gioco in prima persona per arrivare al risultato annunciato a Losanna. Ma si rende conto che ancora molta strada deve essere fatta.