Il falco Rumsfeld ora bacchetta George W. Bush
Chiamarlo falco era un diminutivo. L’ex segretario alla Difesa Usa Donald Rumsfeld era un super falco dell’amministrazione Bush. Fu lui, insieme ad altri esponenti della destra (Paul Wolfowitz, Michael Ledeen, Richard Perle e altri) a fondare, nel 1997, il Project for a New American Century, che giocò un ruolo determinante nel disegnare la geopolitica neocon americana ai tempi di Bush. Confermato nel secondo mandato di Bush, si dimise nel 2006 il giorno della sconfitta repubblicana nelle elezioni di Midterm (al suo posto andò Robert Gates, ex direttore della Cia).
Uscito definitivamente di scena, oggi Rumsfeld torna a farsi sentire e, a sorpresa, prende le distanze, con molti molto accesi, da George W. Bush. Lo fa bollando come “irrealizzabile” l’idea di Bush di esportare la democrazia in Iraq (che poi non era altro che la politica dei neocon).
In un’intervista al Times afferma che all’epoca non era “uno di coloro che riteneva particolarmente adeguata la democrazia come (sistema) appropriato per altri Paesi (da calare dall’alto) in qualsiasi momento della storia. L’idea che potessimo fabbricare la democrazia in Iraq mi sembrava irrealizzabile. Mi preoccupai molto quando sentii per la prima volta queste parole”. La cosa strana è che queste critiche arrivino solo oggi, a dodici anni di distanza dalla guerra in Iraq. Scontato, dunque, porsi la seguente domanda: li avrà avuti davvero, Rumsfled, tutti quei dubbi?
Molti vedono questa intervista come una vera e propria pugnalata alla schiena di Bush jr. Evidentemente Rumsfeld cerca visibilità e, con questa mossa, sa di catturare l’attenzione. Raggiunto lo scopo l’ex segretario di Stato illustra il suo punto di vista sull’instabilità mondiale e sul ruolo degli Usa. Critica (ovviamente) la linea di Obama, che, a suo avviso, ha abdicato alla leadership mondiale aprendo la porta all’espansionismo russo. Sostiene inoltre che la Nato e l’Onu non funzionino più e dovrebbero essere sostituite da nuove alleanza in grado di affrontare le moderne minacce come le armi chimiche, l’Iran e la schiavitù. Il “club delle democrazie” era un vecchio pallino dei neocon, per superare i veti alle Nazioni Unite di quei paesi poco o per niente democratici ma sempre più potenti e forti economicamente.
Rumasfeld mette in guardia l’Occidente esortandolo ad aprire gli occhi, dando inizio, contro l’Isis e gli altri gruppi terroristici, a una nuova Guerra Fredda, che a suo avviso durerà decenni, in cui le diverse intelligence collaborino per tagliare i finanziamenti ai jihadisti. Infine sottolinea come un errore (avallato dagli Usa di Obama) la scelta di abbattere il regime libico di Muammar Gheddafi.