Usa 2016, Lady Fiorina mette in riga Trump
Decideranno gli elettori chi ha vinto o perso. Lo vedremo a partire dai prossimi sondaggi. Limitiamoci ad alcune osservazioni sul secondo confronto in tv tra i candidati repubblicani, trasmesso in diretta tv dalla Cnn. Il confronto si è svolto in un luogo simbolo per la destra americana, la biblioteca presidenziale dedicata a Ronald Reagan, a Simi Valley (California), con i candidati in piedi davanti al Boeing 707 utilizzato da Reagan.
Com’è andata? A volte si ha l’impressione che non sia tanto Donald Trump ad emergere, stagliandosi sugli sfidanti, quanto loro a lasciargli (troppo) spazio. E lui, ovviamente, ne approfitta, dispensando battute e giudizi tranchant. E più è duro, più piace. Carly Fiorina, l’unica donna in corsa, a un certo punto l’ha fulminato: “Penso che le donne, in tutto il Paese, abbiano ben capito cosa ha detto il signor Trump”. Ha risposto così, l’ex ceo Hewlett-Packard, a un affondo di Trump proprio contro di lei (probabilmente la teme, ecco perché l’attacca a testa bassa): “Carly è stata il peggior ceo della storia americana”. Nei giorni scorsi Trump non aveva certo usato il fioretto verso la Fiorina: “Guardate che faccia, chi voterebbe per questo? Ve lo immaginate, come volto del nostro prossimo presidente?”. Correggendo poi il tiro poche ore dopo: “Non sto parlando dell’aspetto ma dell’immagine pubblica”.
Implacabile, Trump non risparmia i suoi rivali più indietro nei sondaggi: “Rand Paul non dovrebbe trovarsi su questo palco, è il numero 11″. A prendere parte al dibattito sono 11 candidati (non 10, come nel primo dibattito di Cleveland lo scorso agosto) fra i 16 aspiranti, scelti in base agli indici di popolarità nella media dei sondaggi. Il senatore del Kentucky risponde a Trump dandogli dell’arrogante, che offende le persone per il loro aspetto. Trump non si scompone: “Non l’ho mai attaccata per il suo aspetto”, replica, “eppure ce ne sarebbe da dire su questo tema”. Insomma, più lo attacchi e più stai al suo gioco.
La Fiorina si rivolge a Trump definendolo un “bravo intrattenitore” poco adatto a guidare il Paese (“ho molta fiducia nel buon senso degli elettori d’America”). Anche Scott Walker si allinea: “Non abbiamo bisogno di un apprendista alla Casa Bianca. Ne abbiamo già uno”. Il riferimento è al reality tv “The Apprentice” lanciato proprio da Trump. Trump ribatte colpo su colpo: “Sono un bravo intrattenitore quanto un uomo d’affari eccelso. Ho fatto milioni di dollari e ho un carattere molto buono”. Sono molto calmo, ma riuscirei a essere rispettato fuori dal Paese e andrei
d’accordo con Putin”. E attacca Obama su un delicatissimo tema di politica estera: “Non ha coraggio”. Lui in Siria, fa sapere Trump, avrebbe mandato l’esercito. Su Putin i candidati repubblicani sono profondamente divisi: “Per prima cosa devono rispettarci. Ma io andrei d’accordo con Putin, e farei di tutto per trovare un’intesa. Io andrei d’accordo con tutti”, ha assicurato Trump. Di diverso avviso gli altri, in particolare il senatore della Florida Marco Rubio e la Fiorina: “Io non parlerei per niente con Putin, non è un tipo con cui si può parlare”.
Inevitabile il duello tra Trump e Jeb Bush, fin dall’inizio considerato uno dei favoriti alla nomination, anche se ancora in ombra nei sondaggi. I due si sono provocati più di una volta. L’ex governatore della Florida ha ricordato che Trump invitò i Clinton al suo matrimonio: un modo come un altro per ricordare che, insomma, Trump sotto sotto flirta col nemico. La replica di Trump non è una novità: come uomo d’affari devo frequentare tutti. L’affondo del miliardario ha colto nel segno: “Finalmente un po’ di energia, mi piace”. Il riferimento è al tono sonnacchioso (fino ad ora) dei discorsi di Bush. Trump però non si limita alle battute e attacca anche l’ex presidente, George W. Bush. La replica di Jeb è immediata: “D’una cosa può stare certo, ha tenuto il Paese al sicuro” dopo l’11 Settembre 2001.
La confessione di Bush sulla marijuana
Quando Rand Paul lo ha accusato di aver condotto una campagna contro la cannabis mentre era governatore della Florida, Jeb Bush ha replicato: “Ma c’è un epidemia di droghe che va ben oltre la marijuana”, ammettendo poi di averla fumata anche lui 40 anni fa. “Scusa mamma”, ha poi scritto su Twitter. Perché la campagna elettorale non può non essere social. E tirare in ballo la famiglia fa sempre un effetto positivo. Lo sa bene Carly Fiorina, che sul tema droga ha detto di aver perso una figlia tossicodipendente. La “marijuana oggi non è più quella fumata da Jeb 40 anni fa” e “la dipendenza “è un’epidemia che si sta portando via troppi giovani”.
È Fiorina la sorpresa
Secondo molti osservatori il secondo dibattito è stato il trampolino di lancio per la ex numero un di Hp, capace di tenere testa anche al vulcanico Donald Trump. “Ci si aspettava uno scontro Trump-Bush, ma è Fiorina che ha riscaldato la serata”, commenta Politico. Anche il Washington Post sottolinea che “la scena è stata dominata in gran parte non da Trump ma da un altro outsider, Fiorina, che – si sottolinea – ha ricevuto fragorosi applausi per i suoi attacchi a Trump costringendolo più di una volta sulla difensiva, più di ogni altro candidato presente”. Nell’ombra gli altri candidati, soprattutto Ben Carson, unico afroamericano in corsa. L’ex chirurgo, che i sondaggi collocano al secondo posto dopo Trump, è parso spaesato. Buona la prova di Marco Rubio, anche se non ha dato la zampata decisiva in grado di farlo primeggiare. La corsa, però, è appena agli inizi.