La minaccia di Trump ai Repubblicani
Nei suoi infiniti giri di valzer, a uso e consumo dei media, Donald Trump più di una volta ha pensato (o minacciato) di correre da indipendente. Ora torna a ripeterlo, come risposta alle forti critiche ricevute dai vertici del partito repubblicano, dopo che ha detto di voler chiudere le frontiere a tutti i musulmani. “Penso sia molto improbabile – ha detto in un’intervista alla Cnn – ma se non mi trattano con il dovuto decoro e rispetto, se non mi trattano come frontrunner, se le regole del gioco non sono uguali per tutti i candidati, allora certamente tutte le opzioni restano aperte. Vedremo cosa accadrà quando inizieranno le primarie, e prenderò una mia decisione”. Si tratta di una minaccia, neanche troppo velata, rivolta a un intero partito. E tutti sanno che nel caso in cui Trump dovesse correre al di fuori del Gop la vittoria di Hillary Clinton alle presidenziali 2016 sarebbe praticamente certa. Una riedizione della sfida tra Bill Clinton e George H. Bush, con l’indipendente Ross Perot a rubare voti alla destra (19%) favorendo la vittoria dei democratici.
Al di là delle polemiche un sondaggio di Bloomberg rivela che quasi due terzi degli elettori che voteranno alle primarie repubblicane appoggia la proposta di Donald Trump di vietare l’ingresso in America ai musulmani. A sostenere uno stop temporaneo dell’ingresso dei musulmani negli Usa – secondo Bloomberg – è il 37% di tutti gli elettori americani. Mentre oltre un terzo di quelli repubblicani sostengono che l’uscita di Trump sull’Islam li ha probabilmente convinti a votare per lui alle primarie. Insomma, più Trump la spara grossa e più guadagna consensi. Ma un conto sono le primarie, altra cosa le presidenziali. Vincere le prime non vuol dire avere buone chance per le seconde. Un profilo più moderato forse potrebbe attirare più voti rosicchiando consensi alla Clinton.