Usa, controdiscorso Gop di Nikki Haley
La famiglia Randhawa è arrivata negli Usa dal Punjab (India). Sposata dal 1996, Nimrata “Nikki” Randhawa ha acquisito il cognome del marito, Haley. Dal 2011 Nikki Haley, repubblicana, è governatrice del South Carolina. Quest’anno il suo partito le ha affidato l’onore (e l’onere) di rispondere al discorso tenuto dal presidente davanti al Congresso, riunito in seduta comune. Il controdiscorso della Haley rientra nella strategia del Gop di strizzare l’occhio alle minoranze. Anche perché il tema immigrazione potrebbe essere centrale nella campagna elettorale per il dopo Obama.
Haley ha parlato da Columbia, nello Stato da lei governato, dove lo scorso anno ottenne l’attenzione dei media con la sua ferma battaglia per far rimuovere la bandiera confederata dal Campidoglio, dopo l’uccisione di alcuni fedeli afroamericani in una chiesa di Charleston. Molti hanno visto nel suo “controdiscorso” una critica, neanche troppo velata, a Donald Trump: “Dobbiamo resistere alla tentazione di seguire il richiamo delle voci più arrabbiate. Nessuno dovrebbe mai sentirsi indesiderato in questo Paese se ha voglia di lavorare duramente, di rispettare la legge e di amare le nostre tradizioni. Crescendo nel Sud, la nostra famiglia non era come le altre e non avevamo molto”, ha quindi ricordato, sottolineando che “ci sono stati tempi duri, ma avevamo la possibilità di fare ed essere qualsiasi cosa volessimo, lavorando”. Haley ha quindi criticato il presidente Obama: riconoscendo come la sua elezione sette anni fa “ruppe delle storiche barriere e ispirò milioni di americani”. Ma a suo parere il presidente non è stato in grado di proteggere la nazione dal terrorismo e ha alimentato il debito nazionale. “È necessario correggere il sistema – ha quindi concluso – fermando l’immigrazione illegale e dando il benvenuto agli immigrati regolari a prescindere da razza e religione. Come è stato fatto per secoli”.
Fiera conservatrice, da anni si batte per la riduzione delle tasse. Nel suo discorso ha criticato le politiche fiscali della Casa Bianca e l’Obamacare, promettendo che se un repubblicano dovesse vincere le elezioni di novembre, le tasse delle famiglie saranno tagliate e le “spese fuori controllo” saranno ridotte.
La governatrice del South Carolina ha parlato inoltre della minaccia terroristica, ricordando che il suo Paese sta affrontando “la più pericolosa minaccia terroristica nella nazione dall’11 settembre, mentre questo presidente sembra non volere o non essere in grado di gestirla”. In un passaggio ha ricordato la strage di Charleston: “Il nostro Paese è stato colpito con choc, dolore e paura. Ma il nostro popolo non permetterà all’odio di vincere”.
Il controdiscorso della Haley verrà ricordato per la moderazione dei toni. La 43enne di origini indiane, tra l’altro, ha preso di mira i duri scontri verbali che spesso contraddistinguono la politica a stelle e strisce: “Alcuni credono che alzare la voce più di tutti faccia la differenza. Ma questo non è vero. Quando il suono è minore, si più sentire ciò che un altro sta dicendo. E questo può fare la differenza”. La politica dei toni pacati contro le urla e le invettive. Ma sul piano della concretezza e della fermezza delle idee Haley, nel Gop, non è seconda a nessuno. Qualcuno, infatti, la vedrebbe bene come candidata alla vicepresidenza. Anche se è presto per parlarne e prima bisognerà conoscere l’identikit del candidato repubblicano.
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