Cruz, Trump e la Mela
Ted Cruz, senatore del Texas e candidato alle primarie repubblicane, è riuscito nell’impresa: mettere d’accordo Hillary Clinton e Donald Trump. “Almeno per una volta Trump ha ragione”, ha twittato l’ex first lady commentando il duro attacco che Cruz ha rivolto a New York e ai valori che, a suo dire, la Grande mela rappresenta. Ma cosa è successo? Prima di tutto è doveroso contestualizzare: siamo nell’ultimo dibattito tra i candidati repubblicani, tenutosi giovedi sera a Charleston (South Carolina) e trasmesso in diretta tv da Fox News. Al dibattito erano stati ammessi sette candidati, i primi secondo i sondaggi nazionali. Ma veniamo subito allo scontro che ha infiammato la serata.
In un’intervista prima del dibattito Cruz aveva detto che Trump ha “valori newyorkesi”. Un’espressione con cui negli ambienti della destra tradizionale (del Sud ma non solo) viene descritto un certo modo tuttaltro che conservatore di intendere la vita e la politica. Nel dibattito tv i giornalisti della Fox hanno chiesto a Cruz di spiegarsi meglio, e lui non ha esitato a farlo, dicendo che New York è “un covo di liberal, abortisti e difensori dei diritti dei gay”. E ancora: “Non è un luogo da dove vengono i conservatori. Trump condivide le loro idee, perché è di New York”. Un attacco durissimo, sicuramente studiato a tavolino e volto a dare uno scossone all’elettorato della destra che apprezza Trump. Un attacco condotto utilizzando un vecchio schema retorico sempre caro alla destra, in base al quale New York non è la vera America (lo stesso si potrebbe dire per Boston).
Il “peccato originale” di Trump, secondo Cruz, è quello di essere nato a New York e di condividere i suoi valori, che non sono quelli dell’Iowa (lo Stato da cui inizierà la corsa delle primarie) né quelli della gran parte del Paese. La risposta di Trump è stata pungente: “New York è piena di persone meravigliose, compresi conservatori molto famosi”. Poi ha accusato Cruz di offenderla e ha ricordato l’11 settembre, una data che, nel dolore, ha unito come non mai gli Stati Uniti. “Quando gli aerei dirottati da al Qaeda colpirono le Torri Gemelle, io ero là. E ho visto il peggior disastro di sempre. Migliaia di vittime, l’odore della morte ovunque. Eppure la gente è stata fantastica, ha reagito come in nessun altra parte al mondo. Ha cominciato a pulire e ricostruire dal giorno dopo. New York è grande e Cruz ha detto una cosa molto offensiva”. Tutti hanno applaudito Trump che, per la prima volta dall’inizio della campagna elettorale, ha ottenuto un consenso pressoché unanime, da destra a sinistra, facendo registrare un clamoroso autogol per Cruz. Poco dopo anche la Casa Bianca ha commentato: “Nessuno può negare che tutti nel mondo sono stati ispirati dalla risposta di New York all’11 settembre”.
La stessa Hillary Clinton ha dovuto prendere le difese di Trump: “Almeno per una volta Trump ha ragione. I valori dei newyorchesi sono il duro lavoro, le diversità, la tolleranza, la capacità di ripresa”. Pur non essendo originaria di New York Hillary Clinton ha un legame forte con la città: è stata senatrice dello stato di New York e nella Grande Mela ha scelto di vivere, con suo marito Bill, dopo la fine dell’esperienza alla Casa Bianca. A Manhattan ha sede la Fondazione Clinton e vive anche la famiglia di sua figlia Chelsea. Mentre a Brooklyn Hillary ha installato il quartier generale per la campagna elettorale di Usa 2016.
Molto duro il commento del sindaco di New York, Bill de Blasio: “Quello di Ted Cruz è un insulto alla città di New York. Deve chiedere scusa”. Il sindaco si è detto “disgustato” da un tale attacco alla prima città d’America.
Nel durissimo botta e risposta tra Cruz e Trump si è inserito anche un giornale, il New York Daily News, che ha messo in copertina la Statua della Libertà con il dito medio puntato contro e il titolo: “Hey Cruz: non ti piacciono i valori di New York? Tornatene in Canada!”. Il riferimento è al Paese in cui è nato il senatore repubblicano, cercando di infiammare di nuovo la polemica di alcuni giorni fa sulla presunta ineleggibilità di Cruz (perché non è nato negli States), sostenuta da Trump e rilanciata anche da John McCain.
Ma i sondaggi che dicono? Quelli su base nazionale vedono Trump ben saldo in testa, con il 34,5% (Cruz lo segue con il 19,3%). Più combattuta nei primi due Stati dove si vota: in Iowa Trump si è riportato avanti, anche se di poco, con il 27,3% (Cruz è al 26,9%). Nel New Hampshire, invece, Trump è al 30,4%, seguito da quattro candidati quasi allo stesso livello: Rubio (12,8%), Kasich (11,2%), Cruz (11%) e Christie (9,2%). Quello che farà meglio, classificandosi alle spalle di Trump, potrebbe diventare il vero e unico sfidante del miliardario di New York nel prosieguo della corsa.