TedCruz_DonTrumpOrmai tutti gli analisti sono d’accordo: tra i repubblicani è sfida a due. Solo Ted Cruz può ancora farcela a fermare Donald Trump. Nella tornata elettorale di sabato 5 marzo Trump è uscito vincitore dal caucus in Kentucky (36%) e dalle primarie in Louisiana (41%), Cruz si è imposto in Kansas (48%) e Maine (46%). Trump ha rotto gli indugi e, rivolgendosi agli altri concorrenti, ha chiesto loro di rinunciare alla corsa per la nomination Gop: “Vorrei competere con Cruz uno contro uno”. Poi ha inferto una staffilata a Rubio: “Ha avuto una pessima notte e personalmente lo esorto a lasciare la corsa. Credo che sia il momento. Lo penso davvero”. In effetti Marco Rubio è andato davvero male: terzo in Kansas e Louisiana e quarto nel Maine, dietro al senatore dell’Ohio John Kasich. Cruz ha fatto eco a Trump affermando che “finché il campo resterà diviso, Donald avrà un vantaggio”.

Rubio aspetterà il voto del 15 marzo in Florida, il suo Stato, ma la sua battaglia, quella in cui si era presentato come l’unico capace di salvare “il partito di Lincoln e Reagan”, come ha ripetuto per settimane, l’ha persa. Come era accaduto in Iowa, chi non ha troppo a genio Trump dirotta il proprio voto su Cruz. Sabato 5 marzo è stato il senatore del Texas, infatti, a raccogliere più consensi, forse grazie alla sua campagna molto radicata sul territorio, ma anche per un messaggio politico più forte che probabilmente viene visto come più adatto a sbarrare la strada al miliardario di New York.

Trump_CruzI quattro Stati in cui il Gop votava valevano in totale 155 delegati: di questi, 64 sono andati a Cruz e 49 a Trump. Se il magnate newyorkese riuscirà ad assicurarsi anche Florida e Ohio, in cui si vota martedì 15 marzo, sarà pressoché impossibile fermarlo: nei cinque Stati in cui si vota il 15 marzo, infatti, sono in palio in totale 258 delegati, e di questi 99 in Florida e 66 in Ohio (leggi il riepilogo sui delegati repubblicani).

Sul fronte democratico, invece, Hillary Clinton vince in Louisiana mentre il rivale Bernie Sanders ha la meglio in due Stati su tre, Kansas e Nebraska. Quest’ultima tornata elettorale non ha cambiato la leadership della Clinton nella corsa per la nomination del partito dell’asinello; fra l’altro in tutti gli Stati i democratici assegnano i delegati su base proporzionale, il che significa che Clinton potrà continuare ad accumulare delegati anche negli Stati in cui perde. Sanders però non si arrende: “Abbiamo lo slancio. Abbiamo un percorso verso la vittoria. La nostra campagna sta appena cominciando” (leggi il riepilogo sui delegati democratici).

Torniamo ai repubblicani. “Io vorrei alzarlo il livello – dice Trump – ma se vengo attaccato rispondo. Ed è quello che farò anche per il nostro Paese”. Risponde così, il candidato repubblicano, a chi gli chiede se la china di volgarità che alcune sue battute hanno preso di recente (il riferimento è allo scambio con Marco Rubio sulle “mani piccole” in cui Trump ha fatto una allusione a doppio senso) non sia poco presidenziale. Trump non perde il gusto della provocazione e attacca Cruz con un riferimento geografico che non passerà inosservato: “Cruz vince in Maine perché è molto vicino al Canada”. Trump allude, con ironia, al fatto che il senatore del Texas è nato in Canada, cosa che lo aveva indotto a mettere in dubbio la legalità della candidatura di Cruz.

Il discorso di Trump

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Il discoprso di Cruz

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