Trump: allargo la base repubblicana
Il presidente del Partito repubblicano, Reince Preibus, ha voluto mettere fine al chiacchiericcio che va avanti da settimane. Lo ha fatto poco prima dell’inizio del dibattito tra i candidati del Grand Old Party, svoltosi all’università di Miami. “Chiunque vincerà la nomination, noi lo sosterremo in maniera unitaria. Chiunque di loro – ha aggiunto – è meglio di Hillary Clinton o del socialista Bernie Sanders”. Pace fatta, dunque, in seno al Gop? Ancora presto per dirlo. Prima vediamo come andranno le primarie in Florida e Ohio, dove il 15 marzo sono in palio rispettivamente 99 e 66 delegati (li prende tutti chi ottiene più voti, secondo il principio del winner-take-all). Vediamo, ora, com’è andato l’ultimo dibattito, organizzato dalla Cnn.
Donald Trump ha rivolto un messaggio chiaro all’establishment repubblicano, ricordandogli che la sua campagna sta ottenendo il sostegno anche di molti non repubblicani, elettori che potrebbero risultare decisivi il prossimo 8 novembre. “Il partito repubblicano – ha ribadito – ha una grande occasione di accogliere milioni di persone che non ha mai conosciuto prima. Stanno arrivando a milioni. Dobbiamo cogliere questa occasione”. Poi ha ribadito un concetto già espresso in varie occasioni: “Abbiamo un grande problema di odio. C’è un odio enorme da parte dei seguaci dell’islam“. E per ovviare a questo problema è tornato a proporre un divieto temporaneo di ingresso negli Stati Uniti per i musulmani. Se non proprio tutti gli 1,6 miliardi di musulmani ci odiano, sicuramente “molti di loro – ha rimarcato Trump – io non sono interessato al politicamente corretto, mi interessa risolvere il problema prima che sia troppo tardi”.
Marco Rubio ha replicato in questo modo: un presidente “non può dire quello che vuole perché ciò comporta delle conseguenze in patria e nel mondo. Dobbiamo lavorare con la comunità musulmana e i paesi musulmani per combattere l’estremismo violento. Là fuori molti musulmani hanno la divisa degli Stati Uniti e sono disposti a morire per difendere il nostro Paese. Questi sono musulmani che amano l’America”. Ted Cruz, invece, ha accusato Trump di semplicismo su tutta la linea: “La risposta non può essere sempre alzare la voce e dire che i musulmani sono cattivi, che la Cina è cattiva”. Ma il tycoon stavolta non ha perso la calma e ha preferito mostrare toni conciliatori. Gli altri candidati, del resto, stavolta non l’hanno attaccato sul piano personale, preferendo contestare alcune posizioni politiche di Trump (quest’ultimo a un certo punto si è detto stupito: “Non posso credere quanto civile sia stato il dibattito fino a questo momento”). Nonostante la sua linea dura sull’immigrazione, Trump ha ammesso di aver assunto lavoratori stranieri, sfruttando i visti concessi a chi vanta capacità particolari: “Sono un uomo d’affari e devo fare quello che devo fare”, si è difeso Trump, ribadendo però che è sbagliata la legge che lo consente.
Dopo aver espresso ancora una volta il proprio scetticismo riguardo un coinvolgimento militare degli Stati Uniti, ieri per la prima volta Trump ha dichiarato che lo sforzo nella lotta contro lo Stato islamico potrebbe richiedere tra le 20mila e i 30mila uomini sul campo, un numero simile a quello proposto da molti repubblicani. Cruz ha attaccato Trump ricordando il sostegno dato in passato dal tycoon a favore delle cause democratiche. Inoltre, ha ricordato malizioso, “durante un evento Donald ha chiesto ai suoi sostenitori di dimostrare il loro appoggio alzando la mano destra, sembrava di essere nella Germania nazista”.
Asse Cruz-Rubio su Cuba
I due senatori repubblicani di origini cubane, Marco Rubio e Ted Cruz, ribadiscono il loro no alle aperture dell’amministrazione Obama verso Cuba, che a loro avviso aiutano solo il regime dei fratelli Castro. Per Donald Trump, invece, è ora di cambiare politica: dopo 50 anni, ha detto, ci vuole “un grande accordo”.
I delegati assegnati e quelli in palio
Sia la Florida sia l’Ohio sono Stati chiave per le primarie. Finora Trump ha ottenuto 461 delegati, Cruz 360, Rubio 154 e Kasich 54. Per ottenere la nomination repubblicana sono necessari 1.237 delegati. Martedì saranno in gioco un totale di 367 delegati, di cui 165 solo in Florida e in Ohio. In Illinois, Missouri e North Carolina la posta in palio è di 193 delegati, che saranno assegnati in modo proporzionale.