Trump: “Non sosterrò un altro candidato”
Sono rimasti in tre ma nemmeno ora riescono a dire, apertamente, che chiunque vinca la corsa andrà bene. Donald Trump, Ted Cruz e John Kasich vengono intervistati da Anderson Cooper, sulla Cnn, in vista del voto in Wisconsin il prossimo 5 aprile. “Corro per vincere, non per fermare Trump. E vincerò”, dice Cruz ostentando sicurezza sulla sua nomina alla Casa Bianca. Si dice certo che, anche se non otterrà il numero dei delegati necessari prima della convention, potrà conquistare la nomination repubblicana.
Trump lo ascolta e, quando la fatidica domanda viene fatta a lui, risponde secco: “Non lo sosterrò”. Viene meno, così, all’impegno preso in precedenza. Più cauto John Kasich: sono il “candidato migliore”, dice, anche se “sono stato ignorato nella maggioranza dei dibattiti”. E quando gli chiedono se sosterrà il candidato repubblicano alla Casa Bianca, risponde con cautela. “Mi hanno disturbato alcune cose che ho visto. Devo pensare a quali potrebbero essere le mie parole e a cosa significherebbe un appoggio a un candidato. Vedremo cosa succede”.
Il ciclo di interviste inizia con Ted Cruz. La prima domanda è la reazione alle accuse di percosse mosse nei confronti di Corey Lewandowski, manager della campagna di Trump. “Gli attacchi e gli insulti non hanno posto nella campagna elettorale, neanche la violenza fisica”, risponde pacato Cruz. Prende le distanze ma senza esagerare. Poi è la volta della lotta all’Isis, sulla quale non usa mezzi termini: “Servono bombardamenti a tappeto, che colpiscano le loro infrastrutture”. L’altro grande fronte è quello della lotta alla droga, una battaglia contro la quale l’amministrazione Obama ha lanciato nuove misure. Cruz vuole confini più sicuri, in grado di fermare il flusso di droga. L’argomento fornisce l’occasione a Cruz di raccontare della sorella Mary, morta per overdose.
Dopo il senatore del Texas, è la volta di Trump. Il magnate del real estate difende a spada tratta Lewandowski. Ribadisce che, proprio sulla base del video diffuso, è innocente.
Trump si difende anche dalla accuse di aver innescato la cosiddetta “guerra delle mogli” con Cruz (una battaglia di insulti e allusioni su Twitter fra i due candidati sulle rispettive mogli): “Non sono stato io a iniziare”. E ribadisce i punti fondamentali del proprio programma: “Sicurezza, sicurezza, sicurezza. Ma anche sanità e istruzione”.
Durante un comizio a Janesville (Wisconsin) Trump dice di essere “il messaggero di un movimento, di un fenomeno grande che è sulle prime pagine”. E mette in chiaro su cosa intende puntare: “Vogliamo lavoro, vogliamo accordi commerciali seri non stupidi”. Al di là delle chiacchiere e delle battute Trump sa bene che, per vincere le elezioni, serve soprattutto concretezza.