STATUE OF LIBERTYCi siamo. Tra poco conosceremo il nome del nuovo presidente americano, il 45° della storia. Come da tradizione, i candidati si sono impegnati fino all’ultimo istante utile nella campagna elettorale, battendo in lungo e in largo tutto il Paese. In uno dei suoi ultimi appelli, Hillary Clinton ha chiesto agli elettori di scegliere la sua idea di “un’America piena di speranza, accogliente e generosa”. Parlando a Raleigh (Carolina del Nord), ha detto che “in queste elezioni, i nostri valori fondamentali sono messi alla prova, ma la mia fiducia nel futuro non è mai stata così forte”. Ed ha spiegato che sulla scheda non si andrà solo a scrivere “il mio nome o quello di Trump”, ma “il tipo di Paese che vogliamo”. “Andiamo e dimostriamo che l’amore vince sull’odio”. In un comizio Philadelphia l’ex segretaria di Stato ha ribadito il concetto: “Mia madre mi ha sempre detto, la rabbia non è un programma. Scommetto su di voi come voi avete scommesso su di me. Scommetto che l’America respingerà la politica del risentimento, e che invece della paura sceglierà la speranza”.

Donald Trump dalla Florida ha assicurato che la sua vittoria “sancirà la fine dell’establishment corrotto di Washington”, lo stesso “sistema distorto dal quale è protetta Hillary Clinton”. “Il mio contratto con l’elettore americano – ha detto il candidato repubblicano – comincia con un programma per mettere fine alla corruzione del governo. Ripuliremo il pantano!”. E in un comizio nel New Hampshire è tornato a scandire il suo slogan: a partire da domani “renderemo gli Stati Uniti di nuovo grandi”. Senza dimenticare di accusare la sua rivale: “La persona più corrotta che sia mai stata candidata per la Casa Bianca”.

Clinton, Trump pick up big winsCampagna elettorale durissima questa del 2016, con secchiate di fango e veleni (come avviene abitualmente). Ma stavolta è andata ancora peggio: una continua delegittimazione dell’avversario, fino al gesto estremo dei due candidati, nel corso di un dibattito tv, di non darsi neanche la mano. Per non dire delle accuse (ribadite più volte) da Trump, di voler mandare in galera Hillary per le sue malefatte. E delle sprezzanti parole della Clinton (e di Obama) sul repubblicano: “È pericoloso e non è adatto a fare il presidente”. L’America dovrà ritrovare la necessaria unità subito dopo il voto. Ma non è facile. Se dovesse essere eletta i repubblicani hanno già preannunciato di voler chiedere l’impeachment di Hillary per lo scandalo delle email (e non solo).

Nonostante qualche ammaccatura e un po’ di stanchezza gli Stati Uniti restano un punto fermo per chi ha a cuore la libertà e la democrazia. Dopo aver seguito questa lunga e pesante campagna elettorale, non ci resta che augurare al prossimo presidente di mantenere sempre vivo e forte il “sogno americano“, incarnato da una delle frasi più belle della Dichiarazione d’Indipendenza: “… che tutti gli uomini sono stati creati uguali, che essi sono dotati dal loro Creatore di alcuni diritti inalienabili, che fra questi sono la vita, la libertà e la ricerca delle felicità. Ci piace ricordarla perché questo blog è dedicato a Monticello (residenza di Thomas Jefferson) e idealmente si ricollega a Filippo Mazzei, l’illuminista toscano che suggerì a Jefferson di aggiungere quel passaggio sulla “ricerca della felicità”.

 

 

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