Tillerson e la nuova diplomazia Usa
Quel “sono pronto a incontrarlo” che il presidente Trump ha detto riferendosi a Kim Jong-un, per qualcuno è stato un mezzo scivolone, poi subito corretto (“al momento non ci sono le condizioni per farlo”). Per altri, invece, è un classico esempio del “bastone e della carota”. Intanto gli Stati Uniti stanno preparando nuove sanzioni contro la Corea del Nord e potrebbero imporre restrizioni a “Paesi terzi” le cui aziende facciano affari con Pyongyang. Si può leggere come un avvertimento alla Cina, anche se quest’ultima ha un ruolo chiave nella gestione della crisi.
Il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, spiega che le relazioni internazionali americane saranno svincolate dal rispetto dei valori americani negli altri Paesi. Tillerson spiega così il cambiamento di priorità da parte della Casa Bianca, illustrando la dottrina “America First” del presidente Trump, molto volte descritta dai media come isolazionista. Per il capo della diplomazia americana la priorità assoluta è quella di “garantire la sicurezza nazionale”. Negli ultimi venti anni, ha osservato, gli Stati Uniti hanno “perso la cognizione” sulle alleanze mondiali post guerra fredda che potrebbero non servire più gli interessi del Paese. “Sono alleanze molto importanti – ha puntualizzato – ma dobbiamo cercare un equilibrio. In alcuni casi, se condizionassimo gli sforzi per la sicurezza nazionale all’adozione dei nostri valori, probabilmente non potremmo raggiungere i nostri obiettivi di sicurezza nazionale”.
E i rapporti con la Russia? “Non c’è fiducia”, ha ammesso Tillerson, sottolineando come tutto ciò sia pericoloso e insostenibile. “È per questo che noi speriamo di poter costruire una strada dove possiamo imparare a lavorare insieme”. Tillerson ha poi rivelato di aver affrontato direttamente la questione con Putin nell’incontro che ha avuto con il presidente russo il mese scorso a Mosca. “Io ho detto al presidente Putin che la nostra relazione è al livello più basso dai tempi della Guerra fredda, e lui non ha dissentito”. Nell’elencare le ragioni del dissidio tra Mosca e Washington, Tillerson ha citato l’annessione della Crimea, il conflitto in Ucraina e le posizioni diverse in Siria. Ma non le conclusioni delle agenzie di intelligence Usa riguardo alle interferenze russe nelle elezioni presidenziali. Poi il capo della diplomazia Usa ha indicato il modo con cui uscire dall’impasse con la Russia: lavorare un dossier alla volta. Il primo è un cessate il fuoco duraturo in Siria. Tillerson ha annunciato che ne parlerà con Sergei Lavrov, che incontrerà la prossima settimana a Fairbanks (Alaska), per la riunione del Consiglio Artico. “I nostri presidenti ci hanno incaricato di andare avanti e vedere dove possiamo arrivare”. Subito dopo verranno gli altri dossier.
Un altro dei temi caldi nella politica estera americana è il nuovo rapporto con il Messico e il Canada. Tillerson conferma la linea Trump, spiegando che gli Usa sono pronti ad impegnarsi “in buona fede” sulla rinegoziazione o cancellazione dell’accordo di libero scambio (Nafta).