Come cambia la sanità Usa
Donald Trump è entusiasta: “Appoggio con convinzione il provvedimento del Senato sulla Sanità, l’Health care bill. Attendo con ansia di renderlo davvero speciale. Ricordate, l’Obamacare è morto”. Il presidente lo scrive su Twitter commentando il disegno di legge presentato ieri dai senatori dell’Grand Old Party, che sarà votato la prossima settimana. Quattro senatori dell’ala più conservatrice del partito – Rand Paul (Kentucky), Ted Cruz (Texas), Ron Johnson (Wisconsin) e Mike Lee (Utah) – hanno però diffuso un comunicato in cui spiegano di non voler votare la legge nella sua forma attuale, ma di essere pronti a discutere i necessari cambiamenti.
Non è un problema di poco conto. Al Senato i repubblicani hanno due seggi in più rispetto ai democratici (52 su 100). Se dovessero mancare i 4 voti dei senatori ribelli, la cancellazione della Obamacare promessa in campagna elettorale da Trump, e più volte ribadita, potrebbe sfumare. Il Gop può permettersi di perdere solo due voti. In tal caso, con una situazione di perfetta parità, (50 sì e 50 no), sarebbe quello del vicepresidente Usa (in qualità di presidente del Senato) il voto decisivo per passare il provvedimento.
Cosa prevede la riforma
Quello arrivato al Senato (elaborato in gran segreto) è meno “severo” del testo approvato alla Camera. In caso di approvazione dovrà comunque tornare indietro per una nuova votazione. Sono rinviati i tagli previsti al programma Medicaid per i più poveri, e restano in vigore per almeno altri due anni le esenzioni fiscali previste da Obamacare per consentire ai meno abbienti di stipulare le assicurazioni sanitaria. Vengono cancellate le tasse sui redditi più alti e sulle società del settore sanitario per finanziare l’espansione della copertura medica. Ma il cambiamento senza dubbio più grande è l’abolizione dell’obbligo di avere un’assicurazione medica e delle relative sanzioni per chi non si assicura. Per compensare si prevedono crediti fiscali per aiutare i più bisognosi a fronteggiare l’aumento dei costi delle assicurazioni. Ai singoli Stati viene lasciata la libertà di decidere se tenere in vita (o meno) alcuni “benefit” derivanti dall’Obamacare, come ad esempio la maternità, i servizi di emergenza e il trattamento delle malattie mentali.
La protesta di Obama
L’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, si scaglia contro il piano presentato dai repubblicani per sostituire la sua riforma sanitaria, definendolo “meschino” e avvertendo che “milioni di americani” potrebbero perdere la copertura sanitaria. In un lungo post su Facebook, Obama ammette che ormai “l’abrogazione e la sostituzione” del suo Obamacare “è diventata un principio fondamentale del partito repubblicano”.
“Il progetto di legge del Senato, presentato oggi – ha scritto – non è un disegno di legge per la salute. Si tratta di un massiccio trasferimento di ricchezza dalle famiglie povere e della classe media alla gente più ricca degli Stati Uniti”. Secondo Obama, “si attueranno enormi tagli fiscali ai ricchi, alle industrie farmaceutiche e alle assicurazioni sanitarie, finanziate attraverso il taglio all’accesso alle cure per tutti gli altri cittadini”. L’ex presidente ha sottolineato che il disegno di legge “aumeterebbe i costi” delle assicurazioni sanitarie, “ridurrebbe la copertura medica, eliminerebbe le cure” per alcuni gruppi e “rovinerebbe” il programma di assicurazione sanitaria sovvenzionate per gli statunitensi più indigenti.
“Continuo a sperare – ha scritto ancora Obama – che ci sia un numero sufficiente di repubblicani al Congresso che ricordano come il servizio pubblico non deve competere né ottenere vittorie politiche e che c’è una ragione per cui avevamo deciso di varare la riforma ed era, speriamo, di migliorare la vita della gente, non peggiorarla”.