La guerra dei dazi di Trump
La Casa Bianca ha deciso, niente più rinvii: dal 1° giugno entrano in vigore i dazi commerciali su acciaio e alluminio importati dall’Unione europea, il Canada e il Messico. L’annuncio l’ha dato il segretario al Commercio Usa, Wilbur Ross. Immediata, com’era ampiamente prevedibile, la reazione stizzita dell’Ue. Proteste anche dagli altri paesi colpiti. Commento negativo anche dal Fondo Monetario internazionale, che tramite la direttrice Christien Lagarde ha così commentato: “I più poveri rischiano di soffrire maggiormente per una guerra commerciale”.
Ci interessa, su questo blog, soffermarci un attimo sulla reazione negativa che si è registrata nel Congresso degli Stati Uniti. “L’azione – spiega il repubblicano Paul Ryan, speaker alla Camera – è diretta contro gli alleati degli Stati Uniti, quando dovremmo lavorare con loro per affrontare le pratiche commerciali scorrette di Paesi come la Cina”. Kevin Brady, residente della commissione parlamentare House Ways and Means, sottolinea che le tariffe doganali stanno “colpendo l’obiettivo sbagliato” ed Europa, Messico e Canada «non sono il problema, la Cina lo è”. Critiche anche dal senatore repubblicano Marco Rubio: “Invece di aprire un altro fronte nelle dispute commerciali, dovremmo collaborare con l’Europa per affrontare la Cina”.
Trump non si cura di queste obiezioni e tira dritto. Ovviamente senza dimenticarsi di twittare: “Commercio equo”, scritto tutto in maiuscolo.