Nancy Pelosi di nuovo speaker della Camera
Suo padre, Thomas D’Alessandro junior, era sindaco di Baltimora e rappresentante del Maryland al Congresso. Per questo Nancy Pelosi si può definire politicamente una “figlia d’arte”. Nata il 26 marzo 1940, origini italiane, si laureò a Washington, dove conobbe il futuro marito, Paul Pelosi. Dopo le nozze la famiglia si trasferì a San Francisco. Nancy iniziò ad occuparsi di politica dopo aver cresciuto i suoi cinque figli; si fece notare e apprezzare, collaborando con il membro del Congresso Philipp Burton, fino a diventare portavoce nazionale dei democratici californiani. Il suo ingresso alla Camera risale al 1987 per un’elezione suppletiva. Poi è stata rieletta altre otto volte. E per la seconda volta guida la Camera dei rappresentanti. Un ruolo importante: è lo speaker, infatti, che detta l’agenda politica, decidendo la priorità delle leggi. Molti scommettevano che i democratici avrebbero tirato fuori dal cilindro un nuovo leader, invece la Pelosi ha spuntato un secondo mandato. Ce l’ha fatta riuscendo a tessere una fitta rete di alleanze con i deputati vecchi e nuovi. Ma vi è riuscita soprattutto perché non ha mai avuto un vero sfidante e i democratici, in questa delicata fase di scontro con Trump, hanno preferito affidarsi ad una personalità di provata esperienza.
Saranno due anni di dura battaglia
Le elezioni presidenziali del 2020 sono più vicine di quanto sembri. I democratici sono ancora alla ricerca di un leader in grado di impensierire Donald Trump. Per ora si affidano alla Pelosi, affidandole le redini della Camera dei rappresentanti con l’obiettivo di (provare a) tenere sotto controllo la Casa Bianca. Nella seconda metà del proprio mandato il presidente dovrà fare i conti con il “divided government”, visto che se i repubblicani controllano il Senato, la Camera è sotto il controllo democratico. Pelosi aveva già ricoperto il ruolo di speaker dal 2007 al 2011; ha conquistato il bis ottenendo 220 voti sui 430 espressi dall’aula. Nel suo intervento, subito dopo l’elezione, ha rivendicato l’importanza del potere legislativo nel sistema di ”checks and balances” (controlli e contrappesi), perno dell’architettura costituzionale degli Stati Uniti.
La speaker ha indicato alcuni temi che saranno al centro dell’agenda democratica: la crisi del clima, l’abbassamento dei costi per le cure sanitarie, gli interventi sulle infrastrutture, una stretta sulle armi, la tutela dei “dreamer” (gli immigrati condotti illegalmente negli Stati Uniti quando erano bambini), la difesa della comunità lgbt. Nel suo discorso Pelosi ha citato anche Ronald Reagan: “Se chiudiamo la porta ai nuovi americani, il nostro ruolo di leader nel mondo presto andrà perduto”. Più di una volta ha detto che è necessario un approccio bipartisan. “Prenderemo in considerazione le idee valide, a prescindere da dove provengano. Con questo spirito, i democratici offriranno più tardi al Senato tardi un provvedimento per riaprire il governo”.
“Proteggiamo la nostra nazione da minacce vecchie e nuove – ha detto la speaker affrontando il tema della sicurezza -, dal terrorismo e dai cyberattacchi, qui e oltre i confini”. Il braccio di ferro tra democratici e repubblicani sulla costruzione del muro con il Messico (Trump chiede i fondi per costruirlo) impedisce di varare una legge di bilancio e di finanziare l’attività del governo federale. “Non ci illudiamo che il nostro lavoro sarà facile – ha detto Pelosi – e che saremo sempre tutti d’accordo in questa Camera. Ma quando non saremo d’accordo, ci impegneremo a rispettarci reciprocamente e a rispettare la verità”. Pelosi ha poi annunciato una mossa per porre fine al parziale shutdown, iniziato il 22 dicembre scorso: la Camera ha approvato una misura che finanzierebbe il dipartimento per la Sicurezza nazionale fino all’8 febbraio e un’altra che consentirebbe di tenere aperti fino a settembre altri otto dipartimenti tra cui quelli di Stato, del Tesoro, del Commercio e dell’Agricoltura. Non sono previsti, però, i fondi per costruireil Muro. Il dibattito si sposta alla Casa Bianca, che ha minacciato un veto su qualsiasi provvedimento privo dei 5 miliardi di dollari che Trump chiede. Oggi i leader repubblicani e democratici incontreranno il presidente per tornare a discutere di muro e shutdown.
Parlando ai microfoni della Nbc Pelosi ha detto che i democratici attenderanno di vedere cosa emerge dal rapporto del procuratore speciale, Robert Mueller, prima di decidere sull’impeachment per il presidente: “Non dovremmo mettere sotto accusa per una ragione politica, e non dovremmo nemmeno evitare l’impeachment per una ragione politica”. I democratici temono che mettere il presidente sotto processo (dall’esito peraltro scontato, visto che a giudicare sarebbe il Senato, a maggioranza repubblicana) finirebbe col rafforzarlo.