Trump e PelosiTutto rinviato, se ne parlerà dopo la fine dello shutdown. Nel braccio di ferro con Nancy Pelosi, speaker della Camera, alla fine il presidente Donald Trump ha ceduto:  terrà il suo secondo discorso sullo stato dell’Unione dopo che lo shutdown sarà finito. Avrebbe voluto parlare il 29 gennaio prossimo, come da programma, ma Pelosi ha detto no e Trump ha dovuto accettare la decisione: “È la sua prerogativa”, ha scritto il presidente su Twitter. “Non sto cercando un luogo alternativo per il discorso – ha aggiunto – perché non ce n’è un altro che possa competere con la storia, la tradizione e l’importanza della Camera. Non vedo l’ora di tenere un discorso grandioso sullo stato dell’Unione nel prossimo futuro”. Era stato lui stesso, inizilmente, a ventilare l’ipotesi di un luogo alternativo dove tenere il discorso, poi però ci ha ripensato.

Il duro botta e risposta. “È una vergogna quello che sta succedendo con i democratici – aveva detto Trump, chiedendo di poter parlare nella data prefissata -. Sono diventati radicalizzati, non vogliono la sicurezza del Paese”. Ma la Pelosi ha tenuto duro: “Il Governo è chiuso. Ancora una volta sarò pronta a darti il benvenuto alla Camera in una data concordata per questo discorso alla nazione quando il governo avrà riaperto”.

Lo shutdown, con il blocco parziale delle attività federali (almeno un quarto), va avanti da più di 30 giorni a causa del duro braccio di ferro tra il presidente e i democratici, con Trump che chiede al Congresso lo sblocco di 5,7 miliardi di dollari, nel bilancio, per finanziare la costruzione del Muro al confine con il Messico.

Nancy Pelosi intanto ha esortato i repubblicani a riprendersi il partito, che a suo avviso è ostaggio di Trump. “Ai repubblicani nel pubblico dico: riprendetevi il partito, il Grand Old Party”, ha detto la speaker della Camera durante il suo intervento alla conferenza dei sindaci Usa, dopo aver chiuso la porta in faccia a Trump negandogli la Camera per il discorso sullo Stato dell’Unione. “All’America serve un parito repubblicano forte non un passacarte”. E soffermandosi sullo shutdown ha aggiunto: “Ci sono timori seri e giustificati sul fatto che il presidente possa chiudere il governo ogni volta che non ottiene quello che vuole dal punto di vista legislativo”.

A Washington alcuni manifestanti sono finiti in manette per aver organizzato un sit in di protesta davanti all’ufficio del leader di maggioranza del Senato Usa, il repubblicano Mitch McConnell. “Fermate lo shutdown. Abbiamo bisogno del nostro stipendio”, hanno urlato. Diversi video della protesta sono girati sui social media. Il Washington Post scrive che sono 12 le persone arrestate, compresi alcuni leader sindacali.

Ieri la Cnn ha detto che Trump starebbe valutando un ordine esecutivo se non si arriverà presto ad un accordo con il democratici per porre fine allo shutdown. Si tratterebbe di un decreto presidenziale (diverso dalla dichiarazione di un’emergenza nazionale) per ottenere i fondi per la costruzione del muro con il Messico.

 

 

 

 

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