Trump, Bloomberg e Ross Perot
In un commento sul Quotidiano Nazionale Cesare De Carlo parla di “suicidio politico di Trump”. Si riferisce a quanto ha scritto di recente il Wall Street Journal in merito alla decisione di abbandonare al loro destino i Curdi. La mossa produce alcuni risultati immediati: rafforza la Russia in Medio Oriente, fa tornare in auge il pericolo dell’Isis (per la fuga dei prigionieri dalle prigioni controllate dai Curdi), mina la credibilità degli Usa in Arabia Saudita.
Gli errori di valutazione geopolitica ci sono sempre stati nella storia, nessuno è indenne, men che meno gli Stati Uniti. L’Iraq è l’esempio più eclatante degli ultimi anni: prima con il generale Schwarzkopf fermato da Bush nel 1991, a pochi km da Bagdad (lasciando Saddam Hussein al potere). Poi con il ritiro dei soldati dall’Iraq deciso da Obama nel 2011, che aprì la strada all’Isis. Questa volta però è ancora peggio, come rileva De Carlo: “All’errore si aggiunge l’infamia del tradimento”. Trump se n’è accorto e sta cercando di correre ai ripari, con l’invio ad Ankara del suo vice, Mike Pence, per cercare di negoziare una tregua.
L’errore di Trump peserà sulla sua rielezione? È ancora presto per dirlo. Se Michael Bloomberg dovesse rompere gli indugi e candidarsi (ha fatto sapere che ci sta pensando), questo potrebbe rompere gli equilibri. Certamente non avrebbe la strada spianata ma potrebbe dare molto fastidio a Trump.
Ma Bloomberg si candiderà? Lo scorso marzo aveva detto di non volerne sapere. Di recente l’emittente tv “Cnbc” ha fatto sapere che il miliardario starebbe prendendo in considerazione una candidatura last minute, in campo democratico, se Biden dovesse abbandonare la corsa prima dell’inizio delle primarie. Lo farebbe nel timore che la senatrice Elizabeth Warren possa trascinare il partito troppo a sinistra. La Warren ha raggiunto Biden in alcuni sondaggi nazionali e nei primi Stati dove si voterà, anche se l’ex vicepresidente resta (ancora) uno dei contendenti favoriti per la nomination democratica. Bloomberg potrebbe anche scegliere di correre per la Casa Bianca come indipendente, proprio come fece Ross Perot nel 1992, facendo perdere Bush senior.