Joe Biden fa sapere che l’amministrazione Trump ha contattato il suo team di transizione e ha definito l’impegno della Casa Bianca “sincero”. Secondo quanto riportato da un portavoce dell’Ufficio del direttore dell’Intelligence nazionale Biden inizierà a ricevere il briefing quotidiano presidenziale classificato (Ppb). Oltre a essere previsto dalla legge è un rito di passaggio molto importante per i presidenti eletti: è il primo passo verso il trasferimento della responsabilità per i segreti di sicurezza nazionale più sensibili da un’amministrazione presidenziale all’altra. È un segnale che qualcosa sta cambiando e che Trump si appresta a fare il passo (riconoscere la vittoria di Biden) sino ad ora sempre negato? Il presidente per ora nega. “Che cosa ha a che fare – ha twittato – l’aver consentito alla Gsa (General Services Administration) di avviare il lavoro preliminare con i Democratici con il proseguimento delle nostre azioni legali su quelle che saranno ricordate come le elezioni più corrotte della storia politica americana?”. Ed ha aggiunto che andrà avanti “a tutta velocità” nella battaglia legale: “Non ci arrenderemo mai a voti fasulli”. Chiarendo poi che non è la Gsa a decidere chi sarà il prossimo presidente degli Stati Uniti.

In un’intervista a Nbc News Biden si è voluto togliere qualche sassolino dalle scarpe, sottolineando che “questo non è il terzo mandato di Obama perché affrontiamo un mondo completamente differente da quello che abbiamo affrontato nell’amministrazione Obama/Biden”. Deve dirlo, per non sembrare una marionetta, anche se Obama ha giocato un ruolo decisivo per la sua vittoria, dapprima nelle primarie del Partito democratico, inducendo alcuni candidati moderati a farsi da parte per concentrare le forze sull’ex vicepresidente, poi sostenendolo in modo forte (probabilmente decisivo) nella dura campagna elettorale contro Trump. Non c’è dubbio che Biden debba molto a Obama. E le sue prime scelte sui nomi del prossimo esecutivo confermano questo legame tra i due.

Nessuna vendetta contro Trump

“Non farò quello che fa questo presidente e non userò il Dipartimento di Giustizia come mezzo per insistere sul fatto che sia successo qualcosa”. Biden nega di voler indagare sul presidente uscente per le sue affermazioni su brogli elettorali. “Quello su cui mi sto concentrando è riportare sicurezza e certezza al popolo americano”.  Questa dichiarazione rientra nella strategia di “normalizzazione dei rapporti”, volta a calmare le acque e a non innervosire i repubblicani, rassicurando gli americani che, con la nuova amministrazioni, non ci saranno vendette contro Trump.

I primi nomi dell’esecutivo

Antony Blinken come segretario di Stato; Janet Yellen (ex presidente della Fed dal 2014 al 2018) al Tesoro; Alejandro Mayorkas come segretario per la sicurezza interna (il primo latinoamericano e immigrato a ricoprire la carica); Avril Haines come direttrice della National Intelligence; Linda Thomas-Greenfield ambasciatrice presso le Nazioni Unite; Jake Sullivan consigliere per la sicurezza nazionale e John Kerry inviato presidenziale speciale per il clima. Sia Blinken che Yellen sono pezzi da novanta dell’establishment democratico vicino a Obama. La Haines ha sostituito Blinken come vice consigliera alla Sicurezza nazionale sotto Obama ed è stata vice direttrice della Cia. Kerry ha guidato la diplomazia Usa ed ha sfidato George W. Bush nel 2004. “È una squadra che manterrà il nostro Paese e la nostra gente al sicuro – ha detto Biden -. Ed è una squadra che riflette il fatto che l’America è tornata” ed è “pronta a guidare il mondo”, il Paese è più forte quando lavora con gli alleati”. Com’è noto tutte le nomine dei ministri dovranno passare al vaglio del Senato.

Pompeo critica i nomi scelti da Biden

Il segretario di Stato, Mike Pompeo, critica la squadra di politica estera e sicurezza scelta da Biden: “Guidano dalle retrovie, pronti a mediare”. La critica più forte, ovviamente, è rivolta al suo successore, Antony Blinken, senza risparmiare gli altri nominati: “Conosco qualcuno di loro, hanno posizioni molto diverse, vivono in una sorta di mondo di fantasia”.

 

Foto: Lapresse

 

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