Nuovo raid aereo degli Stati Uniti nell’est della Siria contro alcuni siti utilizzati dai miliziani sostenuti dall’Iran. “Sono stati autorizzati in risposta ai recenti attacchi contro personale americano e della coalizione in Iraq e alle minacce continue a questo personale”, ha spiegato John Kirby, portavoce del dipartimento alla Difesa. Distrutti diversi siti usati da vari gruppi militanti sostenuti dall’Iran, compresi Kaitaib Hezbollah e Kaitaib Sayyid al-Shuhada”. Sarebbero rimasti uccisi almeno 17 miliziani. La prima operazione militare dell’amministrazione Biden, a 37 giorni dall’insediamento del presidente democratico, è una ritorsione dopo la pioggia di razzi del 15 febbraio scorso contro una base aerea che ospita anche forze Usa nella zona di Erbil, nel Kurdistan iracheno.

La mossa di Biden fa scattare l’immediata reazione di Russia e Cina. L’attacco dell’aviazione statunitense contro obiettivi delle milizie filo-iraniane in Siria “è un’azione illegittima che va condannata categoricamente”, ha dichiarato Aleksei Chepa, vicepresidente della commissione Affari internazionali della Duma di Stato (la Camera bassa del Parlamento russo). “Penso che dovrebbe essere condannato da tutti i Paesi”, ha aggiunto, “una tale sfacciata interferenza negli affari interni di altri Stati è inaccettabile”. Bisogna tuttavia sottolineare che gli Usa avevano avvertito la Russia prima dell’attacco: “Il nostro esercito è stato avvertito con quattro o cinque minuti di anticipo”, ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Il capo della diplomazia russa ha sottolineato che gli Stati Uniti si trovano illegalmente nel territorio siriano, in violazione di tutte le norme del diritto internazionale, inclusa la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

La Cina invece chiede il rispetto della sovranità della Siria. Il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Wang Wenbin, “chiede a tutte le parti interessate di rispettare la sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Siria e di evitare di aggiungere nuove complicazioni alla situazione in Siria”.

Più che un ritorno in guerra quello di Biden appare come un segnale, rivolto sicuramente all’Iran ma anche alla Russia. “Ci siamo anche noi”, sembra voler ricordare il presidente Usa a Putin. L’America si rimuove in prima persona sullo scacchiere internazionale, senza delegare le altre potenze. E alla Russia Biden manda un altro segnale, che suona come un avvertimento: “Sette anni fa oggi, la Russia ha violato il diritto internazionale, le norme con cui i paesi moderni si impegnano a vicenda e la sovranità e l’integrità territoriale della vicina Ucraina quando ha invaso la Crimea. Gli Stati Uniti continuano a stare con l’Ucraina, i suoi alleati e partner oggi, come hanno fatto dall’inizio di questo conflitto. In questo cupo anniversario riaffermiamo una semplice verità: la Crimea è l’Ucraina“. “Continueremo a lavorare – prosegue Biden – per ritenere la Russia responsabile dei suoi abusi e delle sue aggressioni in Ucraina. Continueremo anche a onorare il coraggio e la speranza della Rivoluzione della Dignità, in cui il popolo ucraino ha affrontato il fuoco dei cecchini e le forze dell’ordine in tenuta antisommossa a Maidan e ha chiesto un nuovo inizio per il paese”, ha aggiunto Biden. “Gli Stati Uniti credono ancora nella promessa dell’Ucraina e sosteniamo tutti coloro che lavorano per un futuro pacifico, democratico e prospero per il loro Paese”.

 

Foto: US Navy/Matthew Freeman/EPA

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