Lo prendevano in giro più o meno in questo modo: un attore di serie B che si butta in politica, se metterà in pratica ciò che ha fatto sul grande schermo (sottinteso: nulla di rilevante) c’è da stare freschi! Invece Ronald Reagan divenne uno dei più grandi presidenti della storia degli Stati Uniti. Ne parla in un libro, edito da Mondadori, il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano (“Reagan. Il presidente che cambiò la politica americana”).

Un ex attore, è vero. Ma che prima di accomodarsi alla Casa Bianca si era già occupato della cosa pubblica, governando uno stato importante come la California dal 1967 al 1975. Quest’anno Ronnie (com’era affettuosamente soprannominato dai suoi estimatori) avrebbe compiuto centodieci anni: era nato a Tampico, minuscolo paese (poco più di 700 abitanti) dell’Illinois il 6 febbraio 1911. Figlio secondo genito di John Edward “Jack” Reagan, di origini irlandesi, e di Nellie Clyde Wilson (di origini scozzesi, inglesi e canadesi), la famiglia Reagan dopo diversi spostamenti si stabilì a Dixon. Il padre è un cattolico irlandese senza un lavoro stabile e dedito all’alcol, la madre una donna molto religiosa, devota alla Chiesa dei discepoli di Cristo. Per sette estati, dai 15 ai 22 anni, il giovane Ronnie fece il bagnino a Lowel Park (Dixon), lungo il fiume Rock, salvando decine di persone dall’annegamento. Dopo la laurea in Economia e sociologia iniziò a lavorare in radio, raccontando le partite di baseball dei Chicago Cubs.

Nel 1937, mentre come era impegnato in California come cronista, sostenne un provino che superò alla grande, firmando un contratto di attore, per sette anni, con la Warner Bros. In soli due anni comparve in diciannove film. Nel 1940 interpretò il ruolo di un giocatore di football americano nel film biografico su Knute Rockne: lui era George “The Gipper” e il soprannome gli rimase tutta la vita. Politicamente fu vicino ai Democratici, sostenendo Franklin Delano Roosvelt e Harry Truman.

La sua seconda vita iniziò negli anni Cinquanta, quando divenne segretario di un sindacato di attori (Screen Actors Guild): ricoprì questo incarico dal 1947 al 1952 e poi di nuovo dal 1959 al 1960. In piena Guerra Fredda erano anni in cui si combatteva il pericolo delle infiltrazioni rosse anche nel cinema: Reagan non denunciò mai nessun artista e si batté contro le liste nere (quelle degli artisti messi all’indice come comunisti), anche se passò delle informazioni all’Fbi. Negli anni Cinquanta politicamente Reagan si schierò coi Repubblicani, a favore della candidature di Dwight Eisenhower e Richard Nixon.

Nel 1962 aderì ufficialmente al Gop, partecipando alla campagna di Barry Goldwater, sconfitto nel 1964 dal presidente uscente Lyndon B. Johnson (succeduto a Kennedy dopo l’assassinio di Dallas). In un discorso trasmesso in tv, durante la campagna elettorale, Reagan si mise in mostra parlando dei padri fondatori che “sapevano che lo stato non può controllare l’economia senza controllare la gente. E sapevano che quando lo stato decide di fare questo, è costretto ad usare la forza per ottenere quanto si propone. Per questo siamo giunti all’ora delle scelte”. Un discorso (guarda) che aprì la strada al Reagan leader politico conservatore. La rivista Time definì quell’ispirato intervento, noto come “A time for choosing” (l’ora delle scelte) come “l’unica luce in una campagna deludente”.

Le parole di Reagan convinsero tutti, nel mondo conservatore, che Reagan avesse le carte per diventare un politico di primo piano. Il Gop nel 1966 lo candidò alla carica di governatore della California: vinse battendo il governatore uscente Pat Brown (democratico). Trovando le casse pubbliche disastrate, tagliò le spese del 10% e bloccò le assunzioni. Ma per sistemare il bilancio dovette presto far leva anche su nuove imposte. Nel suo primo mandato si trovò a dover fronteggiare gli anni delle dure contestazioni studentesche e delle rivolte contro la guerra nel Vietnam. Rieletto nel 1970 riformò il Welfare, aumentando gli aiuti per i bisognosi e riducendo in modo sensibile la pressione fiscale. Nel 1976 sfidò Gerald Ford, subentrato a Nixon dopo le dimissioni per lo scandalo Watergate, nelle primarie repubblicane. Reagan si presentò come rappresentante dell’ala più conservatrice del Gop, contro il moderato Ford. L’establishment del partito lo ostacolò molto, puntando forte sul presidente uscente, ma Reagan proseguì la sua corsa con determinazione. Alla convention di Kansas City Ford ebbe la meglio con 1187 delegati contro i 1070 di Reagan. Una differenza davvero risicata. Nel suo discorso alla convention Reagan mise in ombra Ford, che poco dopo fu sconfitto alle elezioni dal democratico Jimmy Carter.

ll 4 novembre 1980 Reagan si prese la rivincita vincendo a valanga le elezioni presidenziali, conquistando 45 Stati su 50. Una vera e propria umiliazione per il presidente uscente Carter, che sperava in un secondo mandato. Reagan fu l’artefice della “rivoluzione conservatrice” e antistatalista che caratterizzò la fine del ventesimo secolo. Fu anche il presidente americano che sconfisse il comunismo sovietico e vinse la Guerra fredda “senza sparare un colpo”, come sottolineò Margaret Thatcher, primo ministro britannico e grande amica di Reagan.

Quella di Sangiuliano è una biografia dettagliata e attenta, densa di notizie e aneddoti. Contiene anche alcuni lati controversi dell’attore che divenne-presidente. Merita di essere letta con attenzione.

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