È giusto che a decidere chi deve candidarsi alla Casa Bianca sia una perizia medica (o neanche quella, basta l’impressione di qualche esperto) che afferma che un candidato non è in grado di governare? Sta accadendo questo negli Stati Uniti, in una pericolosa deriva dove la politica (e la democrazia) lasciano il posto al lavoro degli psichiatri.

Dopo anni di accuse reciproche (Trump è pazzo/malato, Biden è rimbambito, ecc.) ora siamo al livello 2.0. Lo spartiacque è stato il primo confronto tv alla Cnn, in cui effettivamente Biden è apparso giù di corda e con la voce per nulla squillante (a tratti anche confuso), mentre Trump si è mostrato più in forma. Neanche era finito il dibattito che subito si è scatenata una pressione mediatica senza precedenti per convincere il presidente Usa a farsi da parte, lasciando che qualcun altro (da decidere chi) corra al suo posto alla presidenziali di novembre. Ma chi l’ha detto che Biden è malato e ormai non più capace (e in grado) di fare il commander in chief? I sedicenti esperti, che si sono sbizzarriti nelle analisi, ovviamente a distanza, facendo diagnosi che hanno trovato ampio spazio sui giornali e sulle tv di tutto il mondo. Così, negli Usa (e non solo), si è parlato molto più dello stato di salute di Biden e non di ciò che i due sfidanti hanno detto o non detto.

Intendiamoci, Biden non è al top della forma e l’età avanza, anche se Trump non è un giovincello. E dire che qualora dovesse essere rieletto Biden difficilmente arriverebbe in condizioni per poter governare alla fine del prossimo mandato è un non problema, visto che il vice presidente esiste per un motivo preciso.

Stiamo attenti a questa deriva medico-psichiatrica che si arroga il diritto di far decidere agli esperti chi deve governare, sottraendo ai cittadini-elettori il diritto/dovere di compiere, liberamente, la propria scelta democratica. Anche di volersi affidare a un anziano, perché considerato migliore di uno più giovane.

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