Sono fra noi e sono spietati. Non possiamo più permetterci di sottovalutare il terrorismo islamico.
La Lega Nord chiede l’immediata chiusura delle moschee abusive sul territorio milanese e lombardo.
Da anni in prima linea nella denuncia di una situazione migratoria ormai fuori controllo e del proliferare di luoghi di culto islamici illegali, potenziali covi di terroristi, anche questa mattina la Lega Nord ha voluto testimoniare il suo impegno e la sua presenza sul territorio.
A Sesto San Giovanni, “roccaforte rossa” dove è in costruzione una moschea da 2.400 metri quadrati, una sorta di “Mecca” alle porte di Milano, proprio in piazza I Maggio, davanti alla stazione ferroviaria dove è stato ucciso l’attentatore di Berlino, Anis Amri, Matteo Salvini e numerosi esponenti del Carroccio hanno organizzato un presidio di protesta.
«La Lombardia, ed in particolar modo la zona a nord di Milano sono ormai costellate da numerosi centri culturali islamici trasformati in vere e proprie moschee abusive» ci spiega il vicecapogruppo della Lega in Regione Lombardia Jari Colla, che vive a Cinisello Balsamo e da anni denuncia una situazione ad alto rischio. «A Cinisello Balsamo (cioè il comune confinante con Sesto da cui è partito il Tir poi sequestrato dal tunisino Amri, ndr) sono presenti almeno due moschee abusive di cui una finita nella black list nazionale dell’antiterrorismo e a Sesto San Giovanni sta per sorgere, per una scellerata decisione dell’amministrazione comunale di sinistra, la più grande moschea della Lombardia, di cui non conosciamo nemmeno l’origine dei finanziamenti. Tra l’altro» continua Colla «è confermata nel territorio di questi due comuni la presenza 18mila persone di fede musulmana. Troppe. Chiediamo con fermezza l’immediata chiusura di questi luoghi abusivi e il blocco della costruzione della moschea sestese. Dal 2009 noi leghisti facciamo presidi, fiaccolate e manifestazioni; non c’è più tempo da perdere. Dietro l’ottusa impotenza che permette a un delinquente di girare a piede libero per mezza Europa e trasformarsi in un terrorista, aleggia la stessa follia buonista che giustifica l’invasione senza controllo di clandestini casa nostra e la genuflessione culturale nei confronti di queste persone, come la Lega denuncia da sempre».
Parole molto nette anche da parte del Segretario federale Matteo Salvini: «Che lo stragista di Berlino passeggiasse alle tre di notte per Sesto San Giovanni e che a pochi minuti da piazza del Duomo abbia preso la metropolitana, e sia sceso in stazione Garibaldi, ecco qualche problema al Paese Italia lo deve porre. Da italiano sono stufo di minuti di silenzio, di gessetti per terra, di profili Facebook nel nome della pace e dell’amore: qua c’è da difendere il futuro e la sicurezza dei nostri figli. Non è possibile che l’Italia sia terra dove terroristi e delinquenti di ogni genere vanno e vengono senza nessun problema».
La soluzione proposta da Matteo Salvini, del resto è chiara da tempo: «Bisogna chiudere le frontiere e ripristinare i controlli. Non vorrei aspettare un’altra strage perché l’Europa si svegli».
Al netto della grande soddisfazione per l’operato dei due ragazzi appartenenti alle nostre forze dell’ordine che, seppur casualmente, sono riusciti a neutralizzare un pericoloso terrorista, occorre chiederci perché questa persona dopo aver compiuto una strage a Berlino, colpendo uno dei simboli dell’Occidente cristiano – i mercatini di Natale – fosse ritornato in Italia. Non è un caso che l’antiterrorismo milanese stia indagando su possibili “coperture di amici esponenti della folta comunità islamica di Sesto”. Nell’hinterland milanese, come si evince anche da vecchie indagini del Ros, da almeno dodici anni si sono radicate alcune moschee clandestine illegali che agiscono in rete e in sinergia. Del resto è inutile farsi illusioni: i terroristi islamici frequentano l’Italia fin dai primi anni Novanta, quando la moschea di viale Jenner diventa la retrovia dei volontari diretti in Bosnia e uno dei centri europei di Al Qaida. Uno scenario inquietante a cui si aggiunge il fatto che negli ultimi due anni della gestione Pisapia, fra bandiere arcobaleno e feste multiculturali per “abbracciare i nostri fratelli rom e musulmani”, sono stati accolti nel capoluogo lombardo oltre 84mila profughi e negli ultimi mesi sono almeno 8 i volontari della “guerra santa” partiti per combattere in Siria con i gruppi jihadisti.
Davvero è il caso che i gessetti e i pianoforti su cui intonare Imagine di John Lennon nelle piazze colpite dagli attentati vengano messi da parte una volta per tutte.