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Queste cifre sono il segno della forza «virtuale» di Mitt Romney su Barack Obama. Sono i primi cinque «sponsor» del candidato repubblicano e sono tutte grandi banche. Quattro statunitensi (Goldman Sachs, Bank of America, Jp Morgan e Morgan Stanley) e una svizzera (Credit Suisse). Quello che finora ha sorpreso la grande stampa a stelle e strisce è il fatto che Goldman Sachs si sia apertamente schierata a favore di Romney mentre quattro anni fa era il contributor numero uno di Obama, ma da questa storia un osservatore italiano può trarre due auspici:

  1. Se vincerà Romney, i titoli bancari potrebbero essere favoriti dal ritorno alla deregulation che fa tanto liberal (ma che è anche alla base della crisi dei mutui subprime).
  2. In questa fase declinante della politica italiana, è bello osservare che in un Paese come gli Stati Uniti i finanziamenti delle campagne lettorali sono pubblici e trasparenti. E soprattutto che non ci sono «Batman».

Wall & Street

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