Questo, invece, il punto di vista di Giovanni Bazoli sulla grande finanza italiana degli ultimi trent’anni

 

Il sodalizio

«La collaborazione leale e lineare tra me e Cesare Geronzi negli ultimi anni è stata utile per la stabilizzazione del sistema finanziario italiano. Il rapporto è nato in modo libero: dopo un incontro mi propose per la presidenza dell’Abi. Dopo la fusione Capitalia-Unicredit io vedevo a rischio la democrazia nel sistema Unicredit-Mediobanca-Generali. Le mie perplessità non trovarono risposte nell’Antitrust e in Bankitalia, ma nel comportamento che Geronzi tenne dopo l’integrazione. E lì è nato un sodalizio».

Il capitalismo di relazione

«I rapporti tra le persone, quando sono liberi, sono essenziali per la vita e per il lavoro. Io mi sono ritrovato a gestire un sistema di 7 banche (i sette istituti che rilevarono il Banco Ambrosiano dopo il crac di Roberto Calvi, ndr) che erano controllate dal sistema pubblico. Diverso è il discorso dei rapporti con la politica. Io non credo che curarsi del potere sia una cosa negativa ma dipende da come si approccia il potere. Anche nel caso della Rcs, la stella polare è stata mantenere l’indipendenza del Corriere. Sono convinto che per conservare l’indipendenza occorresse mantenere i rapporti con il potere politico. Chi dice il contrario o è ingenuo oppure è in malafede».

 Le nozze fallite

«La trattativa tra per l’integrazione tra Intesa e Capitalia si interruppe a causa dell’interdizione di Geronzi dalla carica di presidente. Il consigliere delegato (Matteo Arpe; ndr) per evitare un’Opa ostile acquistò il 2% di Intesa (il divieto di partecipazioni incrociate avrebbe fermato qualsiasi ipotesi di avvicinamento tra i due gruppi; ndr). Geronzi e io lo avevamo rassicurato sulla natura amichevole dell’operazione, ma ho l’impressione che avesse già acquistato i titoli ben prima che si prospettasse una fusione».

Il funerale di Cuccia

«Negli ultimi tempi avevo rapporto speciale con Enrico Cuccia (lo storico numero uno di Mediobanca scomparso nel 2000). Di fronte all’attacco del Credit, Cuccia scelse l’antico avversario per offrirgli la banca alla quale era più affezionato. Poi sorse qualche incomprensione perché l’integrazione (tra Banca Intesa e la Banca Commerciale Italiana)   non avvenne secondo i piani che erano stati stabiliti. Ero pronto a fermare tutto, ma mi fu detto che ormai era troppo tardi, mi chiesero solo di uscire dal capitale di Mediobanca. Tutto questo avvenne poco tempo prima della fine di Cuccia e non mi sorprese che non avesse indicato il sottoscritto tra gli invitati alle sue esequie».

Wall & Street

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