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La famiglia Benetton ha avuto «fegato» nel portare avanti operazioni di finanza straordinaria in un momento di incertezza politica come quello attuale. Vi abbiamo già raccontato del rischio che si corre nel proporre la fusione tra Atlantia (Autostrade per l’Italia) e Gemina (Aeroporti di Roma) o nel pensare allo scorporo dei duty free da Autogrill in un frangente caratterizzato dalla massima instabilità e, soprattutto, da eventuali «vendette» politiche, ove mai si insediasse un governo ostile alle società di servizi che fanno capo agli imprenditori di Ponzano Veneto.

Oggi, però, possiamo – grazie agli analisti di Morgan Stanley – toccare con mano quanto le decisioni del Palazzo non siano affatto ininfluenti per il bilancio di Atlantia e possiamo farvi vedere quale scenario nefasto (o positivo) può delinearsi se dovesse prevalere un’ipotesi oppure l’altra. E, soprattutto, possiamo farvi osservare quali siano stati gli effetti dell’austerity sulle Autostrade. Prima di iniziare la disamina, però, è opportuna una precisazione preventiva. Sentiamo già che arriveranno commenti del tipo: «Fate politica!» oppure «Difendete gli interessi dei Benetton». Niente di tutto questo! Atlantia è un titolo a grande capitalizzazione e probabilmente ci sono ancora molti piccoli azionisti che lo conservano in portafoglio sin dai tempi della privatizzazione delle autostrade. Quello che vi raccontiamo ci riguarda tutti, a prescindere da cosa votiamo!

Cominciamo con una notizia positiva. Morgan Stanley ha alzato il giudizio su Atlantia da under-weight («sottopesare», cioè ridurre l’esposizione) a equal-weight («conservare lo stesso peso», mantenere). Dall’annuncio dell’integrazione con Gemina, un paio di mesi fa, Atlantia ha perso l’11% in Borsa. La flessione renderà più interessante il dividendo (0,391 euro a maggio dopo l’acconto di novembre di 0,355 euro) che rappresenterà un rendimento del 6,4%. Insomma, ai prezzi attuali Atlantia conviene più di un Btp, ovviamente assumendosi il rischio conseguente all’investimento in un’azione.

Le buone notizie finiscono qui. Perché su tutto il resto la variabile politica sarà determinante. Ad esempio, Morgan Stanley prevede un calo del traffico sulla rete autostradale del 4,5% quest’anno. Che di per sé è già buono perché nell’ultimo trimestre del 2012 la flessione è stata del 7%, mentre nei primi tre mesi del 2013 si è attestata al 3% (ma secondo gli analisti, considerando l’effetto maltempo che ha scoraggiato i viaggi, il calo reale sarebbe stato di un altro 6%).

Per questa situazione (e gli attivisti di Scelta Civica non ce ne vogliano) non si può non chiamare in causa il premier Mario Monti. La recessione aggravata dalle tasse ha scoraggiato i viaggi: da una parte perché se paghi l’Imu, poi non hai i soldi per fare neppure una scampagnata. E poi perché  se le industrie chiudono, i camion dove devono andare a portare le loro merci? Se a questo aggiungete che i prezzi della benzina sono sempre elevati (anche a causa dei sospetti di cartello avanzati dall’Antitrust), il quadro non è entusiasmante.

Comunque sia, gli analisti di Morgan Stanley preferiscono questa stasi a novità che potrebbero peggiorare ulteriormente la situazione. Per un motivo ben preciso. Atlantia soffre la regolamentazione politica: nel 2010 il governo Berlusconi ha congelato i pedaggi, nel 2011 ha limitato la deducibilità degli ammortamenti (gli investimenti si ripagano attraverso le tariffe; ndr) e l’anno scorso Corrado Passera ha fissato un limite (in gergo cap) agli aumenti tariffari. Il ragionamento degli analisti è il seguente: «Pensate se ci fossero le elezioni anticipate e qualche schieramento per farsi pubblicità proponesse ulteriori limitazioni agli aumenti cosa potrebbe venir fuori». E, in questo caso, a esser chiamato in causa è il Pd di Pier Luigi Bersani che, almeno a parole, è sempre favorevole ad abbassare il prelievo sulle fasce più deboli. Potrebbe perciò inventarsi qualche stratagemma per recuperare consensi…

È chiaro che in questo scenario i ricavi autostradali di Atlantia sono destinati alla stagnazione. La soluzione potrebbe essere rappresentata da un aumento delle fonti di entrata, cioè da nuove autostrade. Il piano di investimenti – quelli in corso sono stati programmati nel 1997 e nel 2002 – è però sostanzialmente bloccato. Il che non è del tutto negativo, per ora, perché la società spende di meno e quindi la cassa non ne risente. Il conto però si potrebbe pagare nel prossimo futuro.

E lo sapete qual è il principale investimento di Atlantia? Il passante autostradale di Genova, noto a tutti come Gronda, cioè il nuovo raccordo tra le autostrade che lambiscono il capoluogo ligure. L’opera è ancora in fase di valutazione di impatto ambientale che, come sapete, in Italia è più complicata che realizzare un terno al lotto. E lo sapete chi è il principale avversario della Gronda? Il genovesissimo Beppe Grillo che ne ha fatto uno dei capisaldi del Movimento 5 stelle insieme al No alla Tav. Un ulteriore passo avanti di Grillo in termini di presenza parlamentare e buonanotte alla Gronda… Soprattutto perché gli investimenti pianificati nel 2007 probabilmente saranno ritardati dalla crisi e dal calo del traffico generati dalle tasse di Monti & C. È un cane che si morde la coda.

Wall & Street

 

 

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