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Quando un’idea è buona, realizzarla non è un’operazione impossibile. È il caso di Tompac, un apparecchio poco più grande di una mano che, grazie alla tecnologia wireless, consentirà la ricarica di quattro cellulari in contemporanea in qualsiasi locale o luogo pubblico all’aperto. Il progetto è stato concepito da due ingegneri napoletani e da un loro amico esperto di tecnologie. In poco meno di un anno sono passati dall’ideazione del prodotto alla costruzione del prototipo. Per realizzare il loro progetto gli ideatori, invece di chiedere un finanziamento alle banche o all’Ue, hanno deciso di ricorrere al crowdfunding per far conoscere il prodotto anche all’estero. Virgilio Panarese, uno degli inventori di Tompac, ci racconta la sua esperienza.

 

TompacCome è nata l’idea di Tompac?

«Da un’osservazione semplice del vissuto di ognuno di noi, ormai animale digitale e perennemente connesso o in cerca di connessione. Non riusciamo più a farne a meno, non contempliamo che la carica possa abbandonarci da un momento all’altro, non abbiamo sempre voglia di girare con cavi o power bank, di per sé comunque abbastanza poco affidabili. Noi, io (Virgilio Panarese, in alto a sinistra nella foto a lato; ndr), Alessandro Tommolillo (in alto a destra), Angelo Coppola (in basso a sinistra), in particolare, stavamo in un bar del nostro paese, Vico Equense e ci siamo posti il problema, a telefono spento, of course».

La sua ingegnerizzazione dimostra che anche in Italia e, soprattutto, al Sud è possibile non solo fare ricerca, ma anche pensare all’ingegnerizzazione di un nuovo prodotto tecnologico. Perché non vi siete scoraggiati?

«Il bello del digital world è condividere esperienze, stare al passo con le evoluzioni, poter vedere che nulla è impossibile o almeno non tentabile. La fiducia è in parte un’attitudine naturale, in parte frutto delle nostre competenze ed esperienze, molto dalla voglia di dare una risposta a un’esigenza in modo originale. Infatti, lo step immediatamente successivo alla definizione su carta del progetto, è stato un’analisi del mercato e scoprire che non esistevano cose simili, ci ha infuso il coraggio in più necessario a trasformare il pensiero in azione».

Perché avete pensato al crowdfunding? Il canale bancario tradizionale ha stretto i cordoni? Quanto avete raccolto?

«Abbiamo sempre ritenuto che non esistesse area migliore di valutazione dell’idea della competizione aperta e senza filtri e di natura internazionale. Al di là di quanto abbiamo raccolto, ad oggi oltre il 20% dell’obiettivo, il crowdfunding ci ha consentito di ottenere la visibilità verticale di cui avevamo necessità, ovvero un riscontro pratico e immediato di quanto fosse atteso un prodotto del genere. IndieGoGo si è rivelato un ottimo strumento di comunicazione, profilato al massimo, da cui sono scaturite poi occasioni di sinergia con istituzioni finanziarie, sia italiane che estere, che sono al vaglio dei nostri soci».

Avete già brevettato l’invenzione? È stato difficile? Avete trovato un’azienda pronta ad avviare la produzione in serie?

«Sì, abbiamo presentato la domanda di brevetto sette mesi fa e, dopo esserci sentiti giorni fa con il Ministero dello Sviluppo Economico, stiamo ultimando la fase burocratica. La notizia più bella degli ultimi giorni è che è stata avviata anche la fase di ingegnerizzazione, certificazione e produzione, da parte della Intersys srl, azienda toscana guidata da Gianluca Piccioli e presente da oltre vent’anni nel mercato internazionale di sistemi elettronici avanzati e che ha, come clienti, multinazionali quali Bombardier, Alstom e Trenitalia».

Tompac si rivolge ai locali pubblici. È pensabile un suo sviluppo anche in ambito domestico?

«Il nostro target è duplice, sia attività commerciali ed essenzialmente segmento Horeca che privati, indistintamente. Per il retail, diventa anche un valido strumento di marketing, con cui gestire la relazione con il cliente».

Che tempi di commercializzazione avete? A quali mercati vi rivolgerete visto che avete ricevuto manifestazioni di interesse anche dall’estero? Pensate di rimanere in Italia anche nel prossimo futuro?

«Prevediamo di essere pronti per dicembre, ci piacerebbe non perdere l’occasione di far diventare il Tompac, per aziende o pubblico, un gadget o regalo natalizio. Credo che il primo mercato di massa sia quello italiano, all’estero procederemo evadendo i quasi 3.000 preordini ricevuti da alcune catene alberghiere».

Avete mai pensato di avvalervi di uno strumento (anche agevolativo) italiano o comunitario per le startup? O nella fase di engineering vi siete sentiti un po’ soli?

«Siamo partiti tra amici e tra amici abbiamo voluto cercare compagni di viaggio che ci dessero un sostegno sia professionale che finanziario. Non disdegniamo supporti istituzionali e anche pubblici, però è un settore questo che richiede agilità, rapidità, entusiasmo e non sempre ciò si concilia con le procedure burocratiche o i costi, talvolta elevati, di gestione di un contributo».

Che consiglio dareste a chi ha in testa un’«idea meravigliosa» come la vostra?

«Di crederci, naturalmente. Di studiare il mercato, di guardare ciò che è stato già fatto, di non temere di osare. Solo così, possiamo trasformare un’intuizione in un prodotto, un prodotto in una serie di prodotti o innovazioni. La curiosità ci ha portato infatti a immaginare la creazione di un laboratorio creativo, dove far confluire teste e attrezzi, idee e follia e tirare fuori soluzioni innovative, avanzate e soprattutto divertenti».

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