Inferno XXVII«Come ’l bue cicilian che mugghiò prima
col pianto di colui, e ciò fu dritto, 

che l’avea temperato con sua lima,                                
mugghiava con la voce de l’afflitto, 
sì che, con tutto che fosse di rame, 
pur el pareva dal dolor trafitt0»
Dante, Inferno XXVII

 

Qualche giorno fa Facebook ha inanellato i dati migliori della sua storia: più di 10 miliardi di ricavi in soli tre mesi per un balzo del 47% e utili in crescita ancora più accentuata +79%. Una macchina da guerra inavvicinabile dal punto di vista dei margini di redditività  sia per qualsiasi realtà della cosidetta old economy, quelle dove si lavora la «materia» (maison della moda comprese), sia per quelle attive nei servizi. Ma c’è un altro punto che ha colpito l’attenzione del mercato: la creatura di Mark Zuckerberg ha lanciato un allarme per l’esplosione dei costi necessari a contrastare le fake news. Il riferimento era nello specifico al Russiagate. Insomma, il gruppo che forse più ha collaborato alla diffusione della filosofia della «libera espressione universale in un libero web», dando la possibilità di postare a ciascuno tutti i momenti della propria giornata, andando a formare una sorta di flusso di coscienza collettiva senza direzione,  si trova a pagare il dazio delle sue stesse strategie di business.

Una ovvia replica è che il re dei social network va incontro a questi costi perché si perita di filtrare i contenuti pubblicati sulla propria piattaforma per evitare post inadatti o inappropriati. Ma non mancano esempi, anche recenti, che dimostrano come anche questo filtro non sempre ha funzionato al meglio. Perché la stessa Facebook, che è in ultima istanza strutturata per far condividere informazioni e guadagnare sul relativo advertising prodotto dal riconcorrersi di  visualizzazioni e like, non può essere immune al virus traditore delle fake news  che si è definitivamente impadronito di Internet. Un po’ come – scrive Dante rileggendo Ovidio nell’immaginare la pena del contrappasso per i consiglieri fraudolenti –  l’ateniese Perillo non ha potuto sfuggire alla stessa morte che aveva progettato per i nemici di Falaride, realizzando per il tiranno di Agrigento una statua cava a forma di toro che sarebbe stata arroventata in occasione del supplizio. Facebook ci perdonerà per le Malebolge.

Wall & Street

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