Le storie di Mary Robison vanno bene per i primi giorni di pioggia, quando l’autunno è già maturo. È come sedersi al tavolino di un bar, dopo le cinque, di sera. Fuori è buio. Sei solo, e leggi distratto un quotidiano. Qualche metro più in là ci sono due ragazze, ventotto, trent’anni, che si raccontano qualcosa. Forse sono sorelle, forse amiche. Non fa differenza. Non sei lì per ascoltare, ma è inevitabile, ti ritrovi a cogliere una mezza frase. Parlano magari di una madre che non vuole crescere o di un esame all’università, di una tinta di capelli sbagliata, di […]