DEM 2016 DebateNel primo dibattito in diretta tv, in onda da Las Vegas, Hillary Clinton si impone senza problemi sui propri rivali democratici. Bernie Sanders si è battuto come un leone, ma l’ex segretaria di Stato aveva una marcia in più. Soprattutto in politica estera, il suo “pane”. Breve riepilogo sugli sfidanti: oltre ai due già citati, c’erano anche  l’ex senatore e governatore del Rhode Island, Lincoln Chafee; Jim Webb, ex senatore della Virginia; l’ex governatore del Maryland, Martin O’Malley. Nessuno è parso in grado di impensierire Hillary Clinton. L’unico che ha provato ad attaccarla, ma senza esagerare con la cattiveria, è stato O’Malley. A cui Hillary a un certo punto ha risposto con una frase che l’ha ghiacciato: “Ricordo ancora quando hai appoggiato la mia candidatura alla Casa Bianca. Ti considero ancora un amico”. Come a dire: non andare oltre, ti faresti male da solo.

Hillary si guadagna la prima ovazione della serata presentandosi come “ex first lady, ex segretario di stato, madre e nonna di una splendida bimba”. E lancia con chiarezza il suo messaggio: ognuno in America deve avere una chance, non solo i più ricchi che invece devono finalmente “pagare il giusto”. Sanders la pungola sulla sua vicinanza con Wall Street e i poteri forti. Quell’ambiente che il senatore del Vermont combatte strenuamente e che – sottolinea – dopo aver causato la crisi dovrebbe pagare per i poveri, l’istruzione, per gli studenti che vanno al college, per i servizi. L’ex first lady incassa e respinge le critiche di chi la descrive come fuori dalla realtà: “Io non sono una che guarda ai suoi interessi personali, ma sono una progressista a cui piace che le cose vengano fatte”. Frecciata a Sanders criticato spesso per i suoi toni più populisti. “Non voglio essere votata perché mi chiamo Clinton – insiste Hillary – ma per quello che ho fatto in passato”. E – aggiunge – per evitare che alla Casa Bianca arrivi un repubblicano che ci riporti indietro rispetto a Obama. Perché Hillary sceglie di porsi in continuità con l’attuale presidente: “Bisogna andare oltre Obama”, sottolinea, ma fa capire che l’eredità del presidente sarà il suo punto di partenza su molte cose. “Quali le differenze con Obama? Avere una donna presidente è già una differenza”, replica quando si cerca di stuzzicarla su questo argomento.

I momenti di maggiore scontro con Sanders sono sulla politica estera, le armi e il programma di spionaggio della Nsa. Sulla lotta all’Isis in Siria, Hillary manda un messaggio chiaro a Mosca: “Non accetteremo mai che Putin crei il caos”. Ribadisce di sostenere la ‘no fly zonè, mentre Sanders dice no ai “pantani militari”. In Siria, dove l’ex segretario di Stato Usa propone una “no-fly zone”, “sto cercando di individuale la leva da usare per portare la Russia al tavolo. La diplomazia non consiste nel trovare la soluzione perfetta – avverte Clinton – ma nel bilanciare i rischi”. Lo sfidante più temibile. Sanders si limita a bollare come “molto pericolosa” la no-fly zone in Siria, senza rispondere sull’opportunità di usare la forza, ricordando solo di essersi opposto anche all’invasione dell’Iraq che ha destabilizzato il Paese. Lo scontro su questo punto è molto forte.  “Io non voglio truppe Usa in Siria – ha spiegato la Clinton -, ma voglio una coalizione contro l’Isis che coinvolga tutti, dai Paesi arabi a tutte le popolazioni della regione”. Per Sanders invece una no fly zone “sarebbe pericolosa e porterebbe a gravi problemi. Non sosterrò mai un coinvolgimento degli Usa in azioni unilaterali. Farò di tutto – ha aggiunto – per tenere gli Usa fuori dai pantani militari”.

Sull’onda emotiva delle ultime stragi, molte delle quali avvenute in scuole o college, Hillary dichiara guerra alla potente lobby della armi, la Nra. Sanders spiega invece che servirebbe una soluzione “di buon senso”, mentre afferma che da presidente cancellerebbe subito il programma di spionaggio della Nsa. Quello che Hillary di fatto approvò votando il Patriot Act dell’era Bush e post 11 settembre. Papa Francesco torna invece ad unire sul tema dei cambiamenti climatici. A citarlo è Sanders, che parla di “questione morale”. Hillary è d’accordo.

Capitolo mailgate. Impossibile non parlerne. Quando il conduttore del dibattito, Andersion Cooper, tocca l’argomento, la Clinton risponde mostrando un certo fastidio: “Sono argomenti da campagne di parte. E’ la materia sulla quale mi attaccano i repubblicani che hanno trasformato un’indagine parlamentare in un processo contro di me”. A quel punto il giornalista prova a incalzarla, ricordandole che l’apertura di un’inchiesta da parte dell’Fbi evidenzia che la questione non è così banale. E nel cercare di dare enfasi al suo affondo Cooper cerca l’assenso degli altri candidati. A sorpresa, però, nessuno lo aiuta. Anzi. Sanders lo attacca duramente prendendo di mira lui e tutti i giornalisti che impiegano il loro tempo parlando di posta elettronica “anziché preoccuparsi della gente che perde il lavoro, del crollo del ceto medio, dei 27 milioni di americani che versano in condizioni di indigenza”. Soccorso “rosso” per Hillary. Gli altri candidati si allineano. Il partito democratico, su questo punto, fa quadrato: “La gente è stufa di questa storia”, tuona Sanders. “Grazie, Bernie”, risponde l’ex first lady, stringendogli la mano, tra la calorosa approvazione del pubblico presente. I democratici fanno quadrato: tentare di incalzare Hillary su questo punto vorrebbe dire regalare un vantaggio enorme ai repubblicani.Non si deve fare, non si può fare.

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Quando il dibattito è ancora in corso Bill Clinton su Twitter canta già vittoria. “Quello che sta accadendo a Las Vegas dimostra che Hillary Clinton è la più qualificata candidata per diventare Potus (l’acronimo usato per indicare President of the United States, ndr). E conclude il tweet così: “I#ImWithHer”. Di parere decisamente opposto Donald Trump. “Scusate – scrive su Twitter – ma stasera sul palco non c’è nessuna star”. E durante la diretta tv si è divertito a commentare, sempre su Twitter, con continue smorfie e sbadigli.

Secondo prime reazioni giornalistiche, non unanimi, Hillary Clinton ha dominato il dibattito, anche se manca ancora il riscontro del pubblico. Un sondaggio Ipsos-Reuters evidenzia che solo due americani su cinque erano al corrente del confronto, anche perché la campagna democratica, dove Hillary non ha un’alternativa forte, si svolge più in sordina ed è meno seguita rispetto a quella repubblicana, dove i candidati alla nomination sono 15 e dove Donald Trump, l’attuale battistrada, tiene desta l’attenzione dei media con le sue continue battute.

 

 

 

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