Pace, amore e bicicletta
Tempo fa, recensendo l’ultimo film di Antonio Albanese, ambientato nel quartiere in cui vivo, scrissi: «Se facciamo un salto fuori dalla fiaba, scopriremo che l’immigrato medio di Sempione non è il mite venditore di calzini con la donna scolpita nell’ebano e dal sorriso invincibile; piuttosto lo spacciatore che in mezzo al parco mi viene incontro minaccioso in canottiera alla zuava. E’ lo sgangherato perdigiorno che gira come un avvoltoio intorno alle ragazzine a passeggio in shirt sempre più corti. Quel genere di spacciatore e di perdigiorno che faticheresti a convertire al girocollo in Shetland. Il quartiere di Albanese, che conosco bene, è un luogo dove non posso slegare il cane fra le aiuole perché rischierebbe di nasare e ingerire fatalmente sostanze psicotrope, magari nascoste vicino al ponte delle Sirenette del Tettamanzi. Un quartiere dove chiedere alla polizia di intervenire per far sgomberare i numerosi sudamericani e africani che costantemente, quotidianamente, bivaccano sull’erba tagliata di fresco urinando sugli alberi e prendendosi con gaudio a bottigliate dove mamme con bambini dovrebbero poter consumare briosce integrali e formaggette normanne, produce questa risposta: “Se li sgomberiamo, il giorno dopo tornano”».
Ebbene, uno di loro non tornerà. Un tunisino. Ucciso ieri a biciclettate in faccia da un altro immigrato. «A massacrarlo, al culmine di una lite tra senzatetto finita in tragedia, è stato un salvadoregno di 22 anni. La polizia lo ha individuato e arrestato poco lontano dal luogo dell’aggressione. Si aggirava tra i locali della zona Sempione a petto nudo, con gli abiti intrisi di sangue e una ferita alla mano, fortemente alterato». Forse razzista, senz’altro xenofobo. Un omicidio brutale benché figlio del confronto fra culture e della mobilità sostenibile. Sotto casa mia. Di cui ho preso atto nel corso di una serena passeggiata con il cane, interrotta da urla e sirene. Peace & love all’Arco della Pace. A pochi metri dal parco. Dove mamme con bambini dovrebbero poter consumare briosce integrali e formaggette normanne. Il bel giardino delle metropoli di Beppe Sala, con i suoi pranzetti solidali, le sue biblioteche sugli alberi, la sua Milano città aperta, operosa, tollerante, che guarda al futuro, al digitale, al multimediale, anche la domenica. Con qualche cadavere multiculturale a ostruire la pista ciclabile dell’integrazione.