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Prevedibili come l’infiammazione della seconda fase libidica infantile a seguito di una monta inaspettata, sono arrivati i pistolotti degli antileghisti sulla barbarie dilagante. Gad Lerner approda alla teoria del conflitto dal litorale degli sfruttatori e parla di «classi subalterne» con la stessa ripugnanza che un antisemita potrebbe indirizzare a un ebreo con la faccia da beduino. Marco Damilano – sempre in prognosi riservata dopo il 34% della Lega – scrive che con Salvini ha trionfato «un’ideologia feroce». Noi che siamo stati spesso azzannati alla giugulare dalle sue cialtronate in vernacolo assassino, fatichiamo a impressionarci. Poi continua accennando alla Le Pen, cui potrebbe intellettualmente e fisiognomicamente fare da filippino, inquadrandola come una «sfasciacarrozze di professione». Effettivamente, grazie a personalità come quella di Marine, il carrozzone dei fenomeni da baraccone di professione rischia di avere le pernacchie contate. Anche la mai faziosa o tendenziosa Repubblica titola con un inquietante e vagamente discriminatorio «Ombre nere». Ma la frenesia negazionista o revisionista è scatenata soprattutto in quei farisaici commentatori della rete e della porta accanto che in genere chiamiamo “semicolti”, ma che da oggi in avanti preferirei ribattezzare “quasi pensanti”.

 

I quasi pensanti si riconoscono per lo smanioso utilizzo di vocaboli eterodiretti e certificati come “analfabeta funzionale”, “fascista”, “xenofobo”, “odiatore”, oppure di sintagmi frikkettoni-catto-kantiani sul genere del “restiamo umani”, “non torniamo al Medioevo!”, “viaggiare apre la mente”, “al calcio preferisco erba buona e un buon libro”, “salviamo il pianeta”, “make the world greta again”, “più ponti, meno muri”. “largo ai giovani”. Sul fronte precettivo, il loro incedere è ricco di anatemi laici pregni di tolleranza per il diverso, fra i quali siamo ormai avvezzi a riconoscere i pacati “dovreste vergognarvi!”, “vergogna!”, “ma non vi vergnognate?!”, o i più coloriti e frizzanti “tornate nelle caverne!”, “dovete crepare, trogloditi!”. Mentre chierichetti più fighetti arrivano a “vulnus democratico” e “Francesco scomunica Salvini per idolatria!”.

 

 

I quasi pensanti rappresentano più o meno il 25% degli italiani e naturalmente sono inviperiti, ingadlerniti per il degrado dei tempi, spaventati dalla marea nera incombente, dalla troppa democrazia che permette a gente poco imparata come i grillini di destra, i leghisti o gli squadristi vari di esercitare i loro stessi diritti. C’è chi tratteggia convincenti teorie sulla relazione inversamente proporzionale fra letture importanti, avventure accademiche, abitudini urbane e inclinazioni sovraniste. Infatti in centro a Milano e a Roma si vota Pd, mentre a Pavia o Lampedusa si preferisce Salvini. In quel di Capalbio ha vinto la Lega solo perché i villeggianti non hanno a disposizione il voto supplementare per la residenza al mare, che dovrebbe essere un diritto di civiltà almeno quanto la gender equality. Ora, confesso di non aver mai votato Carroccio in tutta la vita. E convengo con le anime belle, sensibili, raffinate, che l’immaginario leghista sia un poco “rudimentale”. Tuttavia, ciò che mi lascia ogni volta maggiormente dilettato è questa sedicente superiorità morale/culturale/intellettuale nei confronti di chi sarà forse rudimentale, ma almeno ha capito. Con la testa, con l’istinto, con la pancia, ma ha capito. Voi che avete studiato – magari marketing esperienziale, ma avete studiato – voi che avete viaggiato – magari fino a Formentera, ma avete viaggiato – voi che avete accolto – magari un Carlino paralitico a distanza, ma avete accolto – in 17 anni di Euro avete capito una beata minchia. Perché siete appunto quasi… pensanti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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