Babbo Natale è una fake news
Caro Babbo Natale, per queste festività voglio smettere di odiare e imparare ad amare: amare come le Sardine amano i leghisti, come Hamas ama gli israeliani, come gli israeliani amano i palestinesi, come gli islamisti amano gli omosessuali, come i piddini amano la democrazia, come Greta ama i treni regionali di seconda classe e la scuola dell’obbligo. Il mio piccolo contributo partirà dall’azione: pretendo da te un Natale meno cristocentrico, più femminista, terzomondista ed ecosostenibile. Un presepe vivente meno omofobo ed islamofobo, con due Madonne in chador, mamme di un bambin Gesù negretto nato in Finlandia da fecondazione assistita, che sceglierà da solo in età adulta se finire in croce o meno, per evitare di offendere sensibilità differenti; e ancora Gaspare, Melchiorre, Baldassarre, sacerdoti di Zoroastro e di Trasgender, in gay pride verso Betlemme, inseguiti dal folklore di alcuni salafiti intransigenti. Noi che siamo stati buoni, che siamo rimasti umani, mentre intoneremo le tipiche canzoni della tradizione come Jingle Bells, Oh Happy Day, White Christmas, Tu Scendi Dalle Stelle e Bella Ciao, che cosa pretenderemo sotto l’albero?
Quale albero, innanzitutto, caro Babbo? Estirpare un albero naturale dal proprio ambiente, deforestare?! Sradicarlo per renderlo più dinamico e cittadino del mondo è lecito, ma esporlo al calore dei termosifoni, alle correnti d’aria delle finestre, a cani, gatti e bambini inferociti?! Mai! Allora ne pretenderò uno artificiale. Mi chiedo tuttavia, sarà ecosostenibile? Un albero artificiale ha impatto sull’atmosfera pari a 40 chilogrammi di CO2: insostenibile. Ma i regali vanno pur messi sotto qualcosa. Così ho domandato all’amica Concita De Gregorio, la quale mi ha consigliato di addobbare il filippino buddista di casa per una maggiore integrazione e meditazione, con tappi di sughero di vini rigorosamente bio, candele ecologiche al posto delle luminarie, fiori di loto, conchiglie, vasi del tesoro, vecchie Jimmy Choo usate, scatole di carta con disegni di animali in via d’estinzione e Cecchi Paone, banana di Cattelan a mo’ di puntale concettuale. Pretendo dunque anch’io, caro Babbo, un filippino buddista di casa. Filippino da intendersi come professione, non come nazionalità, va da sé, perché un uomo che ama, non emargina lo straniero ed è sempre aperto all’altro. La xenofobia è un retaggio medievale, almeno quanto la monogamia, che trasuda discriminazione e chiusura; chi sono io per preferire, ogni giorno della mia vita, finché morte non ci separi, una donna a tutte le altre?! E a preferirla pure a tutti gli uomini, che ho finalmente iniziato ad apprezzare da quando mi sono spogliato di ogni omofobia? Verità che una brava moglie italiana dovrebbe afferrare in fretta, mentre fa la spesa per il cenone della Vigilia con delle festose corna natalizie in testa, dopo aver portato le bimbe a piloxing ed essere stata in ufficio e dal gommista, come ogni donna emancipata e me too.
Tu, piuttosto, perché sei Babbo, al maschile? Il tuo gretto sessismo patriarcale è rivoltante e puoi startene a casa, in Lapponia, in Alta Padania o in qualche altra landa barbara e desolata da dove provieni. Ok, boomer, tanto i ragazzi di oggi sono svegli e hanno smesso di credere alle fake news che riguardano un matusa barbuto figlio del boom economico che gira per il mondo su una slitta carica di regali e trainata da renne volanti; ora credono ai movimenti spontanei contro il populismo e a una bambina speciale che salverà il pianeta.