La sardina e l’autismo ideologico
La spiazzante risposta di Mattia Santori ad Alessandro Sallusti a DiMartedì sembrerebbe sintomatica. Sintomatica di un disagio culturale. Perché se quello è il leader carismatico e l’animatore intellettuale del movimento, immaginatevi gli altri 39.999 che riempivano la piazza di Bologna! O forse sintomatica di un generale autismo della sinistra giovanile, che ha significativamente eletto una giovane portatrice della sindrome di Asperger a sua ambasciatrice internazionale. Comportamenti ritualistici come i girotondi, i disegnini dei pesciolini, le fiaccolate pacifiste contro il terrorismo, l’inclusione tribale contro la violenza sulle donne, il più sicurezza meno polizia, la festa in maschera a casa dell’islamico gay-friendly, le canne contro il fumo, il pianeta terra + quattro cuccioli da salvare; la stereotipia dei capelli bisunti come parrucca ancien soixante-huitarde, del guardaroba frikkettone, della dentiera decappottabile come fesso ghigno di giovialità compagnona, della loquela introversa e dell’ascella estroversa, di quello sguardo impermeabile a ogni spruzzata d’intelligenza. E ancora gli atteggiamenti ossessivo-compulsivi antifascisti, antipopulisti, antisessisti, antirazzisti, la rabbia repressa che accusa di odio lo smorfioso rivale per poterlo odiare dalla parte della ragione, l’autolesionismo di chi pensa di sellare e cavalcare purosangue mentre sella e cavalca somari; l’ossessione verso un ordine primario, che per l’ideologizzato sinistro è ordine mentale primario, per cui se gli sposti un solo stereotipo o cliché, un solo crostino di pensiero, si mette a strillare e diventa aggressivo. Eppure, le disabilità intellettive e della comunicazione sono cose serie, mentre l’autismo ideologico è grave, ma non è mai serio. Come la replica di Santori a Sallusti ha inesorabilmente certificato.