“- Fatti curare
– Mandiamola a pulire i bagni
– Disagio
– Assistenti sociali
– Malattia mentale
Chissà cosa avrà pensato Anita (la vedete nella foto) quando ha letto questi commenti, solo per aver osato dire «Preferisco la classe alle vacanze, abbiamo perso troppo tempo». Perchè a dire quelle parole non sono stati quattro bulli della scuola da condannare, redarguire e sospendere, ma dei professori. Sì avete letto bene: professori che, lo ricordiamo, copiando e incollando dalla Treccani,  dal latino  professor-oris, derivato di profiteri (participio passato professus), che oltre al significato di «dichiarare» ha anche quello di «insegnare pubblicamente». Insegnare. Pubblicamente.  Questi, pubblicamente insultano una ragazzina di 12 anni che da mesi porta avanti la  sua battaglia: con un banchino, il computer rosa, il giubbotto e la sua amica davanti al portone della scuola chiede che sia fatta finita con questa dad, con le lezioni a distanza e i video e il pigiama e la camera. In sicurezza ma a scuola.
Ora Anita ha osato dire che per lei, cioè a suo parere, quindi secondo il suo pensiero, in sintesi senza volere insegnare nulla a nessuno, sarebbe meglio andare a scuola fino a fine giugno.
Condivisibile (io per esempio la penso esattamente al contrario…)  o meno, ha detto quello che pensa. Tanto è bastato a scatenare la reazione di alcuni professori, gli stessi che siedono dietro a qualche cattedra di qualche scuola per “educare” ragazzini come Anita.
Prof da tastiera, professus del pensiero unico che tanto piace a chi non vuole mai mettersi in discussione. E dunque bravi, bravissimi a insultare, laureati fuori corso in turpiloquio per chiudere velocemente discorsi che altrimenti non saprebbero affrontare.
D’altronde gli esempi eccellenti non mancano. Il professore Giovanni Gozzini, docente di storia all’università di Siena qualche giorno fa, ha offeso pesantemente Giorgia Meloni,  senza minimamente preoccuparsi delle parole, gravi, che stava pronunciando in radio. Bullismi adulti.
Immaginiamo la mamma di Anita che si sarà dovuta prodigare a spiegare alla figlia di non badarci, che la gente è così, non sa quel che dice, gente ignorante anche se ha studiato, che sono grandi ma solo di età, che  non si deve far caso a chi fa il leone da tastiera, anche se già è difficile sopportarlo da un coetaneo, figuriamoci da uno che si definisce prof. Comunque… poi ha preso carte e penna e ha scritto all’ex ministro all’Istruzione Azzolina che ha raccontato tutta questa storia con un lungo post sul suo profilo Facebook.
Eccolo
Vi ricordate Anita, la ragazzina di Torino che per settimane ha manifestato davanti alla sua scuola per chiedere di rientrare in classe? Due giorni fa la madre mi ha inviato una lettera. Che mi ha turbato profondamente.
Mi ha scritto segnalandomi che un sito di informazione scolastica ha pubblicato sui social un post con la dichiarazione rilasciata da Anita ad un giornale: “Preferisco la classe alle vacanze, abbiamo perso troppo tempo”. (Il riferimento è al dibattito in corso sull’allungamento del calendario scolastico. Non entro nel merito adesso, ne parlerò più avanti. Penso solo che il tema andrebbe trattato con meno approssimazione di come è stato fatto in questi giorni)
Sotto al post un fiume di insulti. Insulti rivolti ad una ragazzina di 12 anni. Fa male ripeterli, ma credo sia necessario.

“Fatti curare, mandiamola a pulire i bagni, disagio, assistenti sociali, malattia mentale”. E così via. C’è anche chi – questo fa sorridere, ma neanche tanto – la accusa di essere “infantile”. Ebbene sì, a 12 anni credo sia consentito. Agli adulti un po’ meno.
Tutto questo è vergognoso e desolante.
Due brevi riflessioni.
La maggior parte dei commenti è stata scritta da docenti. C’è qualcosa che non va, la scuola è IL luogo in cui seminare i valori del rispetto e della tolleranza. Ho sempre difeso la categoria e lo faccio anche stavolta. A patto però che la maggioranza sana non sia anche maggioranza silenziosa. Messaggi come questi vanno rifiutati sempre. E condannati.
Penso anche un’altra cosa: di cattivi maestri questo Paese è pieno anche e soprattutto fuori da scuola. In questi mesi è stato consentito a chi ha grandi responsabilità, politiche o amministrative, di minimizzare, banalizzare e anche deridere il tema della scuola in presenza, il valore dello studio, la sofferenza di bambini e adolescenti. Questo è il risultato.
Ad Anita e alla sua mamma mando un grande abbraccio.
Non siamo stati sempre d’accordo con l’ex ministro, ma questa volta ci vogliamo unire all’abbraccio.
ps. ma sarà mai possibile nel nostro sistema scolastico, accompagnare elegantemente alla porta chi dimostra di non essere un educatore? (da ex-ducere cioè tirare fuori, far venire alla luce qualcosa che è nascosto… così tanto per ricordare).
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