«La chiusura delle scuole? Il governo l’ha lasciata ai presidenti delle Regioni.  Sono quindi decisioni politiche, non sono di carattere sanitario. Non è il Cts che sta decidendo. Sono i governatori. E questo lo dobbiamo dire…»

Daniele Novara, pedagogista, fondatore del Cpp, centro psicopedagogico per l’educazione, non ha tentennamenti.

E quindi?

«… e quindi si tratta di decisioni dove la demagogia può farla da padrone, ossia “facciamo vedere che facciamo qualcosa“. I bambini non votano, i ragazzi neppure. Colpire loro  è la cosa più semplice, più banale. Non hanno influenzano la decisione politica».

I loro genitori sì. Ma?

«I loro genitori sono in questo momento aggrediti dalla paura, anche da una certa retorica…».

In che senso?

«Io continuo a chiedere ai tecnici del settore se hanno un tracciamento di un nonno contagiato da un nipotino. Se qualcuno ce l’ha, me lo segnali per favore… Abbiamo fatto tanti tracciamenti.  Io lo so chi mi ha contagiato quando ho contratto il virus.  Perchè altrimenti alimentiamo la retorica dei nipotini che infettano i nonni».

Dicono che ci sia un aumento dei contagi tra i bambini?

«Dicono, ma i dati? C’è un’importante ricerca sulla rivista medica Lancet che riporta uno studio del King’s College dove si dice che la famosa variante inglese non ha cambiato nel modo più assoluto il sistema di raggiungimento dei bambini. Cioè,  stando a questa ricerca,  la variante non ha cambiato il contagio, non aumenta il rischio di malattia grave. Quindi smentisce quello che si sostiene in Italia. Eppure le scuole si chiudono sulla base di questa idea: che la variante inglese creerà una strage. Non si capisce perchè allora in Germania le scuole le riaprono?»

Cosa dovrebbe essere fatto?

«Nel Dpcm c’è scritto che la chiusura delle scuole è decisa  dalle Regioni. Quindi siamo in balìa dei governatori… e poi è tutto da dimostrare che le scuole siano un focolaio. Abbiamo un dato inequivocabile. Il picco dei morti è stato il 5 gennaio scorso, quando le scuole erano già chiuse tra 13 giorni. Comunque, se proprio siamo in una situazione di allarme generalizzato, a quel punto per ovvi motivi chiudi tutto».

Anche le scuole.

«… ma le scuole le lasci per ultime. Non che da lunedì i negozi saranno aperti  e le scuole chiuse. È incomprensibile che vengano considerate non solo un ambiente pericoloso per i focolai, ma così inutili  che si possano aprire e chiudere come una saracinesca. La scuola alimenta la speranza, il futuro, l’apprendimento.  Non è un istituzione qualsiasi… non puoi dire chiudiamo le scuole come chiudiamo i parrucchieri, l’unica categoria presa di mira.  Ma stiamo scherzando? È un travisamento della realtà, è demagogia pura. È far vedere che si fa qualcosa… lasciando peraltro milioni di genitori in balia del nulla».

Ci saranno ricorsi e proteste.

«Dappertutto stanno raccogliendo firme, facendo comitati. E tra l’altro, ogni volta  vincono quando fanno ricorso. Anzi, io faccio appello ai genitori perchè spingano sui presidenti delle Regioni con raccolte di firme e quant’altro  in modo che le decisioni siano congruenti con il bisogno che abbiamo della scuola e i diritti dei bambini.  Perché la scuola è un diritto inalienabile. Ci vogliono dei criteri. Non può essere la scuola il primo ambiente che subisce il blocco. È dannoso per la società, è  dannoso per i ragazzi…  non esiste solo il disturbo virale, questi sono bambini, sono ragazzi subiranno delle conseguenze enormi. Chi se ne andrà a occupare? La scuola è un ambiente sicuro, da un punto di vista sanitario i bambini tengono la mascherina che non è in uso neanche nei reparti di pediatria, fanno scuola con le finestre aperte. Più di così cosa si può fare?»

Quindi?

«Quindi meglio andare scuola, i veri focolai sono nelle abitazioni. I danni che stiamo facendo in questo anno ai ragazzi, ce ne vorranno almeno 10  per metabolizzarli».

Tag: ,