«Sei un ragazzo o una ragazza e hai voglia di parlare con i tuoi coetanei della situazione difficile che state vivendo? Time for us è il posto giusto».

È questo l’invito agli adolescenti milanesi di un team di psicologi legati all’Università Cattolica che si mettono a disposizione, volontariamente e gratuitamente. Solo qualche giorno fa, in Francia, Emmanuel Macron ha annunciato di avere destinato ai bambini un rimborso da parte della Sanità pubblica di 10 sedute da uno psicologo. «Oggi – ha spiegato Macron – abbiamo un problema di salute che riguarda i nostri ragazzi che si aggiunge a quello dell’epidemia».

In Italia la preoccupazione non è da meno, ma le soluzioni ancora scarseggiano. Tutti lo sanno, tanti parlano, ma pochi si rimboccano davvero le maniche e agiscono. Ecco perché è particolarmente importante questo progetto, o per meglio dire «servizio», realizzato dallo Spaee (Servizio di Psicologia dell’apprendimento e dell’educazione in età evolutiva) dell’Università Cattolica di Milano.

In prima linea Annella Bartolomeo, psicologa e psicoterapeuta, con Elena Gatti, psicologa scolastica, Emanuela Confalonieri, professore ordinario di Psicologia dello sviluppo e Psicologia dell’educazione e l’appoggio di Alessandro Antonietti, preside della Facoltà di Psicologia.

Non è una terapia. Non ha un obbligo di frequenza. Si può andare da soli oppure con qualche amico. Basta solo prenotarsi, anche con un semplice clic via mail. «Il gruppo – spiega Annella Bartolomeo – prevede la partecipazione di solo 4/5 ragazzi e dura circa un’ora e mezza. Abbiamo iniziato a fine febbraio e nel periodo di zona rossa abbiamo sospeso. Ora riprendiamo».

Nasce come «volontariato, come un servizio alla città, partendo dalla constatazione che gli adolescenti stanno soffrendo molto da un anno, soprattutto nella ripresa della scuola». La seconda ondata ha fatto più danni della prima. I ragazzi che hanno già partecipato agli incontri hanno raccontato di questo tempo che sembra non passare mai e invece poi passa velocissimo. Hanno parlato della sensazione di vedere scappare via «gli anni in cui dovremmo divertirci», perché tra i 13 e i 20 anni ogni anno è un mondo a sé.

E poi la paura. Per la malattia, ovviamente ma anche quella di essere considerati gli untori. O che la vita possa in qualche modo non tornare più come prima. «C’è chi ha manifestato il timore – racconta la psicologa – di non essere più capace ad andare a scuola, ad organizzarsi, persino a svegliarsi la mattina… si è persa la ritualità e con quella si sono spalancate le porte a mille insicurezze».

«Non avendo niente da fare, sembra anche di non avere più niente da dire – ha confessato qualche ragazzo – Quando ci vediamo tra noi adesso, spesso passiamo ore nel silenzio più totale. Non sappiamo cosa raccontarci». Oltre ad essere totalmente sfiduciati: non credono più a quello che dicono gli adulti perché è sempre stato smentito.
Gli incontri si svolgono presso la sede dell’associazione Seipiù in Via Kramer 32 (per prenotarsi annella.bartolomeo@unicatt.it).

Qui il link  al Servizio Spaee della Cattolicacon tutti i riferimenti

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