Caro diario
La scelta è un rito, parla dell’anno che verrà, di quello che sei e di chi vorrai essere, è come decidere il compagno di banco che neanche quello ti scegli più. È un altro degli strascichi del Covid: il virus s’è mangiato pure i diari. Il caro diario è diventato il caro estinto. Non servono. Cioè, magari per chi è alle elementari e anche alle medie forse ancora sì, ma alle superiori è sparito, proprio alle superiori dove il diario diventa davvero quello che è. Che non ha niente a che vedere con i compiti da segnare. Per carità ci sono anche quelli, ma «anche».
Tra le pagine dei diari di scuola sono nati e finiti amori mai vissuti, sono nascosti sfoghi e parolacce. Il diario è l’evasione dalla classe mentre il prof parla e parla e parla e parla, è scarabocchi e ammiccamenti, il luogo segreto, lo spazio personale in luogo pubblico.
E poi è anche «portami il diario», con le comunicazioni scuola-famiglia, cioè le note. «Suo figlio non era attento», «non aveva fatto i compiti» si prega restituire con firma del genitore. Bastavano quelle due righe e addio uscite, sabati sera, via il telefono, play e compagnia bella (o brutta). La vita del diario era diventata già un po’ precaria quando il registro elettronico si è imposto in classe. Il covid gli ha dato la botta finale: annientato.
D’altronde a che serve adesso? risponde lo studente poco romantico tornato in presenza dopo due anni vissuti poco pericolosamente quasi interamente on line, ma ormai abituato a visualizzare i compiti in «bacheca», con le note in arrivo con un bip sullo smartphone, il registro che segna in tempo reale le assenze anche per il minuto di ritardo e i compiti inviati in formato pdf o jpg su piattaforme tecnologiche. Già a che serve?
Effettivamente è tutto più efficiente e più trasparente, forse anche fin troppo alla luce del sole. A partire dal primo giorno di prima superiore quando le facce dei compagni le conosci tutte perché con la lista dei cognomi in mano è partito il tam tam su Instagram e ti sei già spoilerato la più carina o il più figo. I voti arrivano con un clic e li sanno prima i genitori dei figli. Impossibile tenere nascosto un 3 figuriamoci poi balzare un giorno di scuola. Sgamati subito, e forse, anzi sicuramente, è un bene ma mette un po’ di tristezza perché chi non aveva mai balzato un compito prima di arrivare all’ultimo anno di liceo, ai nostri tempi, non era considerato poi mica tanto normale.
È la nuova scuola bellezza. Più tecnologica, più efficiente, più trasparente più molte cose meno una: per dirla alla Kierkegaard forse più un problema da risolvere che non un mistero da vivere.