Fottitene e ballaaaa… Che brutta fine le mascherine. Si è svegliato canticchiando così stamattina. E di solito non canticchia e neanche parla e non vuole assolutamente che qualcuno gli parli per almeno tutto il tempo della colazione quindi finchè non apre la porta di casa, saluta (meno male quello sì) e va a scuola.  Invece c’è stato Speranza, riuscito se non altro nell’impresa di far parlare un adolescente al mattino. “Cioè dai c’è scritto proprio Ffp2? Ancora? A scuola? E invece niente in discoteca o al ristorante”. Risata. Mi sono aggrappata al cucchiaino che girava lo zucchero nella tazza per trovare qualcosa da dire che avesse un qualche senso, cioè tipo “ma a scuola….”, “cioè ma a scuola….” E niente. Troppi cioè  e dopo “a scuola” niente. Fottitene e balla mi veniva da canticchiare pure a me. E non è un bel segno.

Eppure. Si è parlato di negozi e camerieri, di supermercati e uffici, persino di discoteche, stadi, aerei, bus e treni. Ma non di scuola. Quindi in classe si resta mascherati. Fino alla fine dell’anno. Che vuoi che sia, ho provato a buttarla lì, manca solo un mese, sapendo benissimo che i giorni, specie quei 30 delicatissimi, fottutissimi giorni che separano dall’inizio delle vacanze, per un adolescente, valgono almeno il doppio o un anno intero a volte. Pesano, bruciano, spesso asfissiano anche senza mascherina per le temperature che salgono, per il clima ma anche per la corsa distillata in gocce di sudore all’ultimo voto.

Per fortuna era tardi, come ogni mattina. Quindi io ho continuato a girare il caffè e lui ha dettò “ciao madre”  perché mamma non si dice più da una certa età in poi, ed è uscito. E lì ho capito che la prima ora di lezione oggi c’era già stata. In cattedra il prof Speranza. Compito: la nuova ordinanza che dal primo maggio rivede e corregge l’uso delle mascherine.

Svolgimento.

Eccoli lì i cervelli adolescenziali che scorrono le immagini… al ristorante si entrerà senza mascherine dove saremo gentilmente serviti da personale smascherato. Nei negozi e nei supermercati ognuno faccia quello che ritiene più opportuno, siam tutti adulti o anche no, però vabbé…  Eccoli lì, a gridare allo stadio, abbracciati e sputacchiosi che qui si lotta per lo scudetto, non scherziamo. E in discoteca appiccicati e sudati, dai che si balla fottitene e ballaaaa che brutta fine le mascherine… Ed eccoli lì la mattina dopo, il day after, con o senza occhiaie, seduti al banco: su la maschera. Qui non si scherza. Ah no? chiede il solito bontempone della classe, quello vispo, che però fa casino e disorienta. E soprattutto scatena la risatina fino all’ultimo banco. Il prof vorrebbe dire qualcosa,  qualcosa di serio e di definitivo, però anche lui è stato al ristorante senza mascherina e poi al supermercato e poi anche a ballare anche lui perché non è un matusa. E quindi si aggiusta la Ffp2 e abbozza un “cioè.. ma a scuola” Per fortuna suona la campanella.

Fine del compito. Fine della lezione. Seconda ora: matematica. Oggi si parla di incongruenza. “Ragazzi, criteri?”. La matematica però non è un’opinione quindi non si può rispondere “boh”.

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