Walter Tobagi, 38 anni fa. Lo ricorda così Giancarlo Perego, grande cronista, colonna del Corriere della Sera – dove è stato a lungo capocronista – oggi fondatore e “direttore volontario” del Bullone della Sera. “Un collega di 7 – scrive – mi ha girato questa fotografia. 28 maggio 1980,via Salaino a Milano. Coperto da un lenzuolo il corpo di Walter Tobagi, inviato speciale del Corriere della Sera e presidente dell’Associazione giornalisti della Lombardia. Walter è appena stato assassinato da quattro terroristi (oggi tutti liberi). Una giornata terribile per tutti. Walter ho imparato a conoscerlo nel 1978 quando sono entrato nel cdr del Corriere in rappresentanza dei corrispondenti locali e dei collaboratori articolo 2. Tobagi faceva già parte del cdr. Anche se in minoranza, quando parlava diventava difficile ribattere. Una marcia in più. Più colto, aveva metodo, non perdeva mai la calma. Cattolico, riformista, socialista, ma soprattutto un giornalista. Un solo grande punto fermo: l’autonomia professionale. Autonomia dai partiti, dalla finanza, dai poteri. Un’ossessione. Nelle tante riunioni alla Colline pisane, in preparazione di incontri con editori o assemblee, Walter e i suoi amici hanno sempre messo al centro di ogni pensiero e ogni azione sindacale, il giornalista. Sempre. Ero lì. Erano momenti un cui s’imparava molto. Non si può ‘sentirsi’ un giornalista perché in fondo ad un articolo c’è’ la tua firma. C’è l’etica, l’autonomia, l’approfondimento, la verifica, la qualità delle fonti e tante altre cose. Un giornalismo di servizio. Tobagi voleva prima capire bene e poi spiegare. Come spiego’ benissimo qualche settimana prima di essere ucciso sul Corriere che i “terroristi non sono samurai invincibili”. Permettetemi di trascrivere una frase di Walter: ….non sono le parole tonanti, ma i comportamenti di ogni giorno che modificano le situazioni, danno senso all’impegno sociale….”. Sì, senza paure da una parte sola, quella dei lettori (da recuperare) e dei giornalisti. Grazie Walter”.

E proprio “non sono samurai invincibili” è il titolo di un evento dedicato a questa straordinaria figura di eroe borghese: “Walter Tobagi: ricordo di un giornalista scomodo”. Il 30 maggio nella sala consiliare del Municipio 2 di Milano, in viale Zara 100, il convegno. “Il suo ultimo articolo ‘Non sono samurai invincibili ‘ – dice l’organizzatore Marzio Nava, giornalista e assessore municipale alla Cultura – è un urlo e un monito a tutti a non abbassare la guardia contro la violenza e il terrore brigatista affermando con chiarezza che il tentativo brigatista di ‘conquistare l’egemonia nelle fabbriche’ stava fallendo. Tobagi aveva scritto, per molto tempo, delle interessanti inchieste ed alcuni accurati articoli sulle Brigate rosse, sviscerando in maniera molto lucida la loro genesi, la loro azione ed anche analizzando i vari radicamenti ed appoggi su cui potevano contare nelle fabbriche. Da quel lontano mattino del 28 maggio 1980 il nome di Tobagi è diventato il punto di riferimento di chi cerca quotidianamente di difendere la libertà di stampa e il lavoro di giornalista. Di quella triste vicenda sono rimaste ancora troppe perplessità e zona d’ombra che purtroppo l’iter processuale non è riuscito a chiarire. Di Walter Tobagi ci restano ora solo i suoi scritti, i suoi articoli e le sue inchieste”. Su questo e altro ancora si confronteranno nel dibattito il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana, e Ugo Finetti, già capogruppo del Psi a Palazzo Marino poi vicepresidente della Regione Lombardia e presidente del consiglio regionale, l’assessore alla Cultura del Comune di Milano Filippo Del Corno e Renzo Magosso, giornalista autore del libro inchiesta “Le carte di Moro, Perché Tobagi”.