Tutto chiuso ma non le moschee abusive
L’abusivismo non teme chiusure. Mentre mezza Milano è alle prese coi divieti dovuti al Covid (quelli appena superati e quelle che si profilano in vista delle feste) ci sono attività che non si fermano.
Come le preghiere nei magazzini, e per i vicini le preoccupazioni sanitarie ora si aggiungono a quelle consuete.
Alcune moschee abusive sono note da tempo e incredibilmente «tollerate» dal Comune, con gravi disagi dei condomini, intenzionati a far valere i loro diritti: è quel che accade per esempio in via Cavalcanti, dove da anni come luogo di preghiera viene utilizzato indebitamente un «magazzino-locale di deposito» che si trova 8 metri sotto il livello del suolo. Un altro caso invece è spuntato di recente in via Ricciarelli, ed è stato oggetto di un’interrogazione parlamentare del deputato leghista Igor Iezzi, oltre che di un esposto dei condomini che parlano anche di una «presunta scuola araba».
Il sindaco Beppe Sala due giorni fa è tornato ad auspicare una moschea a Milano. E in tempi di Covid e precauzioni la preghiera nelle moschee ufficiali è regolamentata da un accordo firmato dal governo e dalle associazioni islamiche. Questa però è un’altra storia: qui si tratta di moschee irregolari («informali» come le definisce delicatamente il centrosinistra che amministra Milano) e quindi aperte in spazi non idonei. Ed è difficile immaginare che il rispetto delle precauzioni sanitarie sia compatibile con una situazione di abusivismo urbanistico, come quella che è stata accertata proprio in via Cavalcanti. «Non c’è l’ombra del razzismo» premettono i condomini, e si avverte che sono animati da timori molto concreti, che niente hanno di «ideologico». «C’è un problema di sicurezza generale del palazzo – spiega uno di loro – persone a noi sconosciute continuano a entrare e uscire, anche di notte. Inoltre, quello è in teoria un magazzino senza presenza di persone e non ha servizi e misure necessarie a accoglierle. Ci sono vicine caldaie e impianti. Siamo in presenza di un uso improprio di un magazzino che non ha finestre, solo griglie di ventilazione verso l’esterno. Una qualsiasi situazione di pericolo si può propagare non solo alle persone lì ospitate ma all’intero condominio. Tutto ciò è certificato». Le iniziative di condomini e vicini non si contano, anche perché l’abusivismo penalizza l’area anche da un punto di vista economico, deprezzando le proprietà circostanti. In sede penale l’abuso edilizio è stato sancito da una sentenza definitiva, che però non ha avuto alcun seguito: «Le attività non sono state inibite – racconta un altro condomino – tutto concretamente è rimasto come prima e il Comune non fa niente, nonostante le promesse». Una nuova iniziativa però è stata intrapresa, stavolta in sede civile, e i condomini intendono coinvolgere anche Palazzo Marino per il suo omesso intervento.
«Questa situazione va avanti da troppo, con negligenze non irrilevanti del Comune – commenta il presidente di Zona 2 Samuele Piscina – Ignorando una sentenza, il sindaco per favorire qualcuno non fa rispettare le regole: così i milanesi sono cittadini di serie B e chi non rispetta le regole, creando insicurezza, diventa di serie A».