Marian Ismail, prima donna imam per un islam liberale
Che il Signore ti protegga, Maryan”, scritto da un’amica israeliana, dice tutto.
Maryan Ismail da oggi è imam, la prima in Italia nel suo genere. Amica degli ebrei, tenacemente ostile a integralisti e Fratelli musulmani (“non passeranno” è il suo motto), Maryan è una musulmana che si batte per un islam diverso. Liberale o democratico. Compatibile con lo Stato di diritto.
Io non ho mai amato né usato molto l’espressione “musulmano moderato”:
fa pensare a qualcuno che è musulmano solo “un po’”, e sembra suggerire che i musulmani veri, i musulmani pienamente tali, siano i fanatici.
È il contrario, in realtà. Nessuno è più musulmano di Maryan, e dalla sua fede tira fuori il meglio. Non è facile. Non sono in molti. Non è comodo, né sicuro.
Maryan aveva due strade facili, di fronte a sé.
Avrebbe potuto rompere, rinnegare la sua fede, strappare. E invece vuole tessere, vuole cucire qualcosa. E quindi non lo ha mai fatto.
Ma avrebbe anche potuto tacere, “accasarsi” comodamente fra le braccia dell’islam politico egemone, quello finanziato da chissà chi (sappiamo), quello coccolato dall’Unione europea e riverito in ogni sede.
Poteva mettere su un bel velo, sarebbe stato pittoresco quanto basta per ottenere inviti televisivi, servizi, incarichi e riconoscimenti.
Poteva farlo. Ma avrebbe tradito la sua storia, il nome di suo fratello ucciso da Al Qaeda, e le sue convinzioni.
Ha scelto la strada più difficile.
“Sono una donna che non si fa velare o zittire” ha detto una volta, a Milano.
Questa è una donna coraggiosa, e non ha scelto la sicurezza e la comodità.
Correndo dei rischi, ha scelto la libertà.
E nel giorno in cui in Tunisia viene incaricata una premier donna, tutto ciò assume un significato particolare.