Usare l’immagine di Michela Murgia, farne un “santino” (laico, o non solo, vista l’insistenza sulla sua “teologia” e il paragone con Sant’Agostino proposto da Dacia Maraini).
Idolatrare la scrittrice scomparsa un mese fa esatto, e utilizzare la sua figura per promuovere le proprie idee e posizioni.
Anche Lilli Gruber si cimenta con questo “genere” che molti altri hanno sperimentato di recente, e lo fa – anche lei – andando molto al di là di quella che era la reale dimensione ideologica della scrittrice sarda, ovviamente discutibile come quella di molti altri “intellettuali”.
Lo fa, la celebre conduttrice di “Otto e mezzo” su La 7 (tornerà in video l’11), con un articolo appena pubblicato su “Sette” del Corriere, intitolato appunto “Violenza e società, ciò che Michela Murgia (forse) avrebbe scritto sapendo da che parte stare“.
Sempre azzardato, e anche parecchio, è il tentativo di dichiarare cosa avrebbe detto o fatto, o pensato, chi purtroppo non c’è più. Ma tant’è: Gruber ci prova, aggiungendo solo un precauzionale “forse”.
E, dunque, cosa fa dire – “forse” – alla Murgia? Le fa dire cose impegnative, e indubbiamente anche verosimili.
Avrebbe per esempio ricordato – risponde Gruber a una lettrice, rispondendo anche a se stessa – che un alto militare non può propagare idee omofobe, xenofobe, e denunciato la tolleranza verso chi sta sdoganando tesi aberranti e fanatiche che avvelenano sempre di più il discorso pubblico, e quindi la convivenza civile“.
Le fa dire, insomma, qualcosa che va contro il generale Roberto Vannacci – e vabbè – e anche contro Andrea Giambruno (e quindi contro Giorgia Meloni).
Parte, Gruber, da “orribili fatti di cronaca che certificano un intollerabile aumento di ferocia, aggressività, ingiurie nel nostro disastrato Paese“. E mette insieme “gli stupri di gruppo a Palermo e Caivano, le parole inammissibili del generale Vannacci e quelle del cantante Morgan, le uscite irricevibili del compagno della Meloni, Giambruno, e del cognato della premier, Lollobrigida. Per citare solo alcuni episodi“.
Episodi molto molto diversi, che però pone sullo stesso piano.
La scrittrice – assicura ancora Gruber – avrebbe “sottolineato che di fronte agli aberranti casi di gang rape anche contro ragazzine di 11-12 anni, il fidanzato della presidente del Consiglio, conduttore di Mediaset, dovrebbe vergognarsi per i suoi “consigli” alle ragazze-vittime, “se eviti di ubriacarti eviti anche di incontrare il lupo“. “Avrebbe sottolineato – garantisce – la cultura maschilista e sessista che impera ancora in troppi ambienti, a fronte di una flebile sanzione politica e sociale“.
“Troppi ambienti” ancora maschilisti e sessisti.
E siamo al dunque. Siamo a una controprova rilevante, in termini di coerenza.
La domanda è questa: cosa pensa Gruber di Hamas?
Sì, Hamas, che quanto a maschilismo è uno degli ambienti peggiori al mondo.
Sezione palestinese dei Fratelli musulmani, Hamas – che per statuto vuole distruggere Israele – si segnala probabilmente come una delle organizzazioni più orrendamente omofobe e misogine (nonché antisemite) del mondo, ed considerata come sigla terroristica da Unione europea e Stati uniti, oltre che dalla stessa Israele.
Gruber lo sa?
Giusto chiederselo, perché cosa pensava Murgia invece lo sappiamo bene, in questo caso. Lo sappiamo perché con un’incredibile uscita di poco più di un anno fa, la scrittrice sarda si era dichiarata d’accordo con Hamas sulla questione israelo-palestinese.
Mentre stava «pulendo la cartella delle immagini» nel telefono – infatti – lo raccontò lei stessa sui social, Murgia aveva trovato un vecchio “screenshot”, di cui si dichiarò “ancora fiera”. E lo fece sapere a tutti pubblicandolo. Nella conversazione resa pubblica, Murgia rispondeva a un suo interlocutore (un amico o amica, si presume) che sollecitava un suo giudizio sulla questione israele-palestinese, premettendo quanto fosse complessa: “Non è affatto complicato – replicò sicura – La penso come Hamas”. “Stai scherzando?” la incalzò comprensibilmente l’interlocutore. “Non scherzo mai su Gaza” chiuse solenne la scrittrice.
Pensarla come Hamas – reagì incredula la presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello – significa sostenere il terrorismo islamista, volere lo sterminio degli ebrei, la sottomissione delle donne e la lapidazione degli omosessuali. È gravissimo ed incomprensibile che Michela  Murgia possa sostenere queste tesi inaccettabili e intrise di odio“.
Murgia non c’è più, purtroppo non può avere la possibilità di rivedere quella frase sciagurata.
Gruber invece potrebbe far sapere cosa ne pensa, a proposito.