Il grido degli iraniani risuona a Milano. È un grido di libertà, quello dei giovani e delle donne che chiedono le fine della «Repubblica islamica». E un grido di protesta, per la repressione messa in atto dal regime degli ayatollah.

Manifestano anche a Milano. Chiedono la chiusura dei centri religiosi in cui si fa politica. Lo fanno ogni settimana nei loro sit-in, e a maggior ragione adesso, dopo che in uno di questi centri è stato celebrato come un eroe Qasem Soleimani, il «combattente di Dio» come recita il libro presentato giovedì in zona Romolo. Uomo chiave del regime, Soleimani era capo delle milizie «Quds» delle «Guardie della Rivoluzione», quei «pasdaran» che fra pochi giorni a Bruxelles potrebbero essere dichiarati organizzazioni terroristica. Il 3 gennaio 2020, Soleimani fu eliminato da un’operazione americana.
Per qualcuno è un eroe ma contro questo evento che ne esalta il «martirio», molti iraniani si sono mobilitati nei giorni scorsi: sui social e inviando centinaia di mail ai consiglieri comunali: «Scrivo per esprimere la mia profonda preoccupazione per l’incontro – si legge in queste mail – L’evento, che celebra Soleimani come un eroe, è molto preoccupante dato il suo ruolo nelle violazioni dei diritti umani e nella repressione dei manifestanti da parte dell’Irgc in Iran». «È profondamente preoccupante che a Milano si tenga un evento per celebrare Soleimani, responsabile delle violazioni dei diritti umani e delle repressioni dell’Irgc contro pacifici manifestanti – hanno scritto altri su twitter – Un libro che glorifica le sue azioni legittima le sue vergognose attività». Per i giovani iraniani è questione di vita o di morte. Di più: è questione di libertà. Ma mentre le istituzioni si sono attivate (anche il Quirinale e la premier Giorgia Meloni), il Comune pare indifferente e la sinistra tace. «Strano che i paladini dei diritti per tutti e dell’antifascismo militante non muovano un dito per impedire che si svolgano certe iniziative a dir poco discutibili – commenta Alessandro De Chirico, capogruppo di FI – Forse il nostro caro sindaco non ha avuto tempo di ascoltare la dura condanna del presidente Mattarella». «Da tempo chiediamo un intervento da parte dell’amministrazione nei confronti di quei centri culturali dietro i quali si nascondono in realtà solo ambienti legati al fondamentalismo islamico – protesta il capogruppo leghista Alessandro Verri – Infatti mentre loro combattono contro il regime a Milano viene celebrato Soleimani, l’uomo chiave della rivoluzione islamica. Dopo che il Consiglio comunale ha votato un ordine del giorno da me proposto per esporre davanti alla sede di Palazzo Marino uno striscione in sostegno dei manifestanti (cosa il Comune non ha ancora fatto dopo oltre un mese dalla mia richiesta, il che mi fa molto riflettere) deve essere condannata e deve esserci una presa di posizione contro chi sostiene un regime sanguinario come quello iraniano».