«Un combattente di Dio». Mentre in Iran si muore per la libertà – delle donne e non solo – a Milano viene celebrata la memoria di Qasem Soleimani, capo delle milizie «Quds», «soldato musulmano» e braccio operativo degli ayatollah.

Sono giorni drammatici a Teheran. Molti iraniani vanno in piazza da mesi, pacificamente, manifestando per i diritti umani e civili (anche il diritto di non portare il velo). Questa mobilitazione però viene repressa con la violenza dal regime, tanto che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso «la ferma condanna» dell’Italia e la sua «personale indignazione» per la «brutale repressione», «le condanne a morte e l’esecuzione di molti dimostranti».

Manifestano anche in Italia i giovani iraniani, come in altri Paesi: sostengono le proteste democratiche in patria, e nelle nostre città chiedono la chiusura dei centri islamici: “Lì dentro si fa politicia”. Lo chiedono anche a Milano, nei loro sit-in. E proprio a Milano, oggi, in uno di questi centri, con ospiti a dir poco controversi viene presentato con toni elegiaci un libro dedicato al comandante dei pasdaran, le Guardie rivoluzionarie: shahid Qasem Soleimani appunto, il «comandante generale martire», il «combattente di Dio» come recita il libro che viene presentato oggi.

L’iniziativa è dell’associazione sciita Imam Mahdi che ha sede a Roma. Alla presentazione partecipano il console della Repubblica islamica a Milano, l’imam romano Shaykh Abbas Di Palma, e per l’associazione Hosseyn Morelli, che ha avuto modo nel 2021 di illustrare il suo pensiero sul conflitto israelo-palestinese: «Non solo non crediamo sia un paradosso uccidere in nome di Dio – ha detto in un’intervista – ma quando si tratta di farlo in determinati contesti e condizioni, come quello di respingere gli assalti degli invasori, degli aggressori e dei colonialisti, è del tutto legittimo e sacro».