Il mito di Piperno? Arcadio Spinozzi
Per chi tifano gli scrittori? Ecco un argomento di cui prima o poi tornerò a scrivere. Alessandro Piperno su Nuovi Argomenti raccontava la sua lazialità. Teoria e pratica di una fede biancazzurra. Scriveva: “Possedevo collezioni complete delle divise della Lazio, ma anche le tute di allenamento, per non parlare delle maglie dei portieri. In quegli anni la Lazio era una squadra disgraziata, derubata, degradata (un’allitterazione che vale perfettamente quel dramma). Ma a me piaceva così. Anzi, avevo il vezzo di acquistare la maglia dei giocatori più mediocri. Mi si poteva incontrare per Roma con la maglia di Arcadio Spinozzi, un libero all’antica il cui viso sembrava essere divorato dalla barba. (…) Arcadio Spinozzi era la Lazio. La rappresentava molto più di campioni del calibro di Giordano e Manfredonia, che l’avevano svenduta senza ritegno. Quella maglia d’un blu assai più elettrico di quanto apparisse in tv era tutta per Arcadio. La mia Arcadia…”.
Arcadio Spinozzi è un personaggio un po’ particolare. Ha scritto un libro, “Le facce del pallone”, che all’ultimo momento l’editore ha deciso di non pubblicare. L’ex giocatore della Lazio, ora allenatore con alterne fortune, raccontava un po’ del marcio che si nasconde nel calcio. Il ricavato della vendita era destinato a sostenere le iniziative dell’Associazione italiana amici di Raoul Follereau (la storica organizzazione impegnata soprattutto al fianco dei malati di lebbra) in Ghana. Centinaia di copie del libro sono oggi a Tortoreto Lido (Teramo), dove vive la famiglia Spinozzi. Una copia, grazie all’Aifo, è giunta anche nella redazione di Carta. «Le facce del pallone» descrive un mondo di intrighi, sorpusi, ambiguità, la cui regia è nelle mani di pochi «mestieranti del pallone»: «Nel calcio si aggirano soggetti che, agendo indisturbati, nei momenti cruciali della stagione agonistica, possono influire sulle sorti di squadre che lottano per il primato o per la salvezza. Stanno lì, a dirigere il gioco più bello del mondo, alcuni da quasi un trentennio, nonostante traversie di ogni sorta, anche giudiziarie». Forse ha ragione Piperno. Spinozzi è l’arcadia perduta. E dice: «Conosco già la reazione della maggior parte degli allenatori e dei calciatori che leggeranno il libro: Spinozzi è fuori dal grande giro e il libro è solo il suo modo per attirare l’attenzione. Pazienza».
Quando il terzino biancazzurro ha saputo dell’amore di Piperno ha scritto due righe, tanto per ringraziare: “Sono particolarmente lusingato per le parole che Alessandro Piperno mi ha riservato. Sapere che il piccolo Alessandro, nei primi anni ’80, andava in giro per Roma con la mia maglia, mi ha davvero emozionato”. Firmato: Arcadio Spinozzi. A Piperno dedica poi un post scriptum: Alessandro, congratulazioni vivissime per il brillante successo ottenuto con il tuo romanzo: “Con le peggiori intenzioni”.
Questa è la storia di un legame invisibile tra uno scrittore e un terzino della Lazio. Qualcuno forse può farci un romanzo.