Leopardi, l’americano
E gli infiniti spazi diventano unending spaces. Quando si arriva alla fine dell’anno tutti i giornali preparano i loro almanacchi, previsioni, consuntivi, speranze, si fa il conto di quello che è passato e di quello che verrà. Lo ha fatto anche il New York Times. Tra le varie liste, quelle che piacciono a Fazio e Saviano, c’è anche quella sui libri più importanti pubblicati nel 2011 negli Stati Uniti. Sono i 100 libri da ricordare, quelli che segnano un cambiamento. In cima alla lista c’è The Angel Esmeralda, la raccolta di nove brevi storie di Don De Lillo. La sorpresa arriva se si va a vedere chi c’è al numero sei. E’ un poeta di Recanati che in America non ha ancora avuto una grande fortuna, anche se la pubblicazione dei Canti è considerato un piccolo evento. Leopardi arriva negli States con la traduzione di Jonathan Galassi, presidente della casa editrice Farrar, Straus & Giroux.
Leopardi, scrive il New York Times, è molto vicino allo spirito di questa America, terra senza più certezze, che si è smarrita nella crisi economica e povera di speranze, disincantata, ma ancora alla ricerca di qualcosa di vero, impero riluttante che si specchia in un passato di grandezza malferma. L’America non conosceva Leopardi. Lo sta scoprendo. “Può diventare importante per la nostra letteratura come Baudelaire o Rilke, da tempo tradotti negli Stati Uniti”.
Il New York Time parla di Leopardi come una grande scommessa, che può influenzare la cultura americana del XXI secolo. Traduco. “La storia della letteratura viene influenzata da strani incroci. Quando l’ autoritario conte Monaldo Leopardi ha aperto la sua biblioteca al figlio preadolescente qualcosa è cambiato nella poesia mondiale. Chi lo sa? Il prossimo grande poeta americano sarà una liceale del Wyoming che ha avuto la fortuna di incontrare i Canti nella sua biblioteca personale”.