Il giorno dell’ispettore
Gli ispettori. È tutto il giorno che cerco di capire chi sono, chi li ha mandati, se sono davvero arrivati a Palermo. Questa è una storia di disobbedienza, di leggi, di sindaci contro ministri, di poveracci senza documenti in cerca di asilo e non si sa chi sia disperato, malandrino, furbo o semplicemente senza patria. Quello che si sa è che Orlando, sindaco di Palermo, ha fatto sapere a Salvini che lui questa legge nuovo nuova chiamata sicurezza non la vuole rispettare, per coscienza o magari pure per paranza politica. L’altro, il ministro, gli ha risposto che la pacchia è finita e le leggi sono leggi e vanno rispettate, pure lui per orgoglio, puntiglio e perché quando c’è da sferragliare non si tira mai indietro, i duelli, dice, fanno crescere in consensi. Fatto sta che questa mattina si sussurra che Salvini abbia inviato gli ispettori a Palermo per controllare se l’anagrafe del comune, contro la legge, firma davvero i permessi di soggiorno. Sembra l’opera dei pupi. Maglio contro maglio e vai a chi tira più forte. Orlando grida: Ci sono migliaia, centinaia di migliaia di persone che oggi risiedono legalmente in Italia, pagano le tasse, versano contributi all’Inps e fra qualche settimana o mese saranno ‘senza documenti’ e quindi illegali”. Salvini ribatte: “Lo faccio rimuovere”, il sindaco. Quelli che non si trovano sono però gli ispettori. Un giornalista dell’Ansa dice di aver parlato con gli impiegati dell’anagrafe.
– Come no? L’ispettore è passato.
– È passato? E che vi ha detto?
– Ha chiesto come ce la passavamo, come vanno le cose qui, come sta la famiglia, se di questi tempi si fa fatica.
– E voi?
– E noi abbiamo detto che ci tocca lavorare.
– Ma era un poliziotto?
– Un poliziotto, un poliziotto
– Della Digos.
– E chi lo sa sarà stato della Digos, mica ce l’aveva la divisa.
– In borghese.
– Senza divisa.
– E come sapete che era un poliziotto.
– Ce lo ha detto lui.
Insomma, dopo pranzo tutti sapevano che gli ispettori della Digos erano andati a ispezionare, su ordine di Salvini, il comune di Palermo. È un controcolpo di Stato, una reazione alla disobbedienza civile, uno scontro tra poteri che tirerà in ballo il governo, la corte costituzionale, il presidente della Repubblica, l’Europa, l’Onu e tutto il firmamento. Gli unici che non ci hanno creduto sono stati i richiedenti asilo e hanno fatto bene. A metà pomeriggio, mentre tutti cercavano gli ispettori, un comunicato della Digos avverte che nessun ispettore, agente, segretario, tirocinante della Digos ha mai messo piede al comune. Se ci sono degli ispettori quelli non sono loro. Saranno altri poliziotti, carabinieri, agenti segreti, vigili urbani. Niente. Smentisce il questore, smentisce il prefetto, smentisce la capitaneria di porto, smentisce per altre vie perfino la mafia. Allora qualcuno chiede al ministero dell’Interno se per caso ha inviato a Palermo qualche ispettore non identificato. Il Viminale prende carta e penna, si fa per dire, e chiarisce che non è stato inviata neppure l’ombra di un ispettore. Chiedono al ministro, a Salvini, ma neppure lui sa nulla. Diceva così per dire, ma poi mica li manda lui di persona gli ispettori.
Verso sera qualcuno telefona al sindaco Orlando, che non c’è. Risponde il suo portavoce e dice che al comune questi ispettori là non ci stanno e forse si saranno persi. Ma quelli dell’anagrafe che li hanno visti? Se li sono immaginati? Qualche ispettore deve essere pure arrivato.
Uno sì, ma passava lì per caso. Anzi, neppure passava. Aveva fatto giusto qualche telefonata. È Igor Gerarda, consigliere della Lega, ispettore di pubblica sicurezza in aspettativa, che voleva capire che aria tira di questi tempi a Piazza Pretoria. Non si sa mai che Orlando, sottobanco, abbia cominciato a passare i documenti. L’ispettore, unico, era lui.
Consigliere, ma perché tutte queste domande, gli hanno chiesto quelli dell’anagrafe. Esattamente, lei, per servirla, che lavoro fa.
L’ispettore faccio.