5 milioni di morti senza sparare un colpo
Diventeranno 8 milioni nel 2030 i morti all’anno se non si troverà il modo di invertire il trend di decessi dovuti al consumo di sigarette nel mondo. Le stime che vengono proposte parlano di quasi 6 milioni di morti per aver iniziato e mai smesso di fumare e di 600.000 morti per essere stati esposti al fumo altrui (i cosiddetti fumatori passivi).
Il 31 maggio di ogni anno si celebra il No Tobacco Day, che rappresenta quindi il tentativo di sensibilizzare chi fuma a prendere coscienza dei rischi che corre, ma soprattutto a scoraggiare chi volesse “provare” a fumare.
In tutto il pianeta si stima che vi siano più di 1 miliardo di persone che hanno questo vizio e solo l’11% della popolazione mondiale è “protetto” da leggi nazionali contro il fumo. La gran parte dei fumatori (circa l’80%) vive in paesi sottosviluppati o in via di sviluppoo o comunque a medio-basso reddito.
La carneficina causata dal tabacco devasta anche i sistemi sanitari e di cura alle prese con patologie che appesantiscono e non in misura marginale bilanci e spese complessive.
In Italia le leggi sul divieto di fumo nei locali pubblici e altre norme correlate furono introdotte nel gennaio del 2003 in Italia sotto il Governo Berlusconi per opera del Ministro della Sanità Sirchia, ma non si giunse ai livelli del Bhutan, dove vige il divieto assoluto di fumare (si può solo in casa propria) e di commercializzarlo (si possono importare delle quantità personali) senza rischiare multe molto salate.