Le ricette per la crescita dell’Italia
Al Salone del Risparmio che organizzato da Assogestioni a Milano dall’11 al 13 aprile ho avuto modo di presentare una ricerca svolta presso 3.000 italiani di età compresa tra i 18 e i 74 anni riguardante vati temi collegati al mondo del risparmio e degli investimenti. Uno dei capitoli più interessanti, secondo me, è stato quello in cui si è approfondito il tema della crescita del paese.
Gli italiani hanno la sensazione che essa non sia affatto partita (solo l’11% la sente, un 20% ne percepisce un avvio nei prossimi mesi, ma la maggioranza assoluta, ovvero il 55%, ne postpone la partenza fra 2 anni). La stagnazione (per alcuni la recessione) regna ancora sovrana. E chi può innescarla dunque secondo gli italiani? Lo Stato, in primis il Governo, varando un quadro normativo di riforme molto utili ed urgenti che potrebbero far cambiare le cose dal punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista dell’abbattimento del tasso di disoccupazione, che preoccupa trasversalmente tutte le famiglie del Belpaese.
Le ricette suggerite dagli italiani stessi sono molto chiare: in primo luogo le agevolazioni alle aziende che lavorano e producono in Italia (una prima ondata di “protezionismo”, che in questa fase è più una inversione di rotta verso la globalizzazione vissuta come foriera di impoverimento), e in secondo luogo una profonda riforma del sistema fiscale. Da un lato con una lotta all’evasione che non sia solo di facciata, e dall’altro con una revisione di quanto deducibile e detraibile con l’inclusione di spese che le famiglie italiane fanno per vivere e crescere i propri figli e che quindi non dovrebbero essere tassate. Una misura peraltro che andrebbe nella direzione di una maggior libertà di spesa per consumi (ad esempio di beni durevoli e semidurevoli) che viene spesso invocata nei media quale viatico per la ripresa.
La richiesta di riforma del mercato del lavoro e di quello delle pensioni ha un orientamento molto focalizzato verso le nuove generazioni, sempre più ostacolate nell’ingresso e con un orizzonte di pensione che conseguentemente si allontana nel tempo.
Sul tavolo del Governo attuale e di quelli futuri le sfide da cogliere sono chiare per gli elettori. L’immobilismo o peggio il tirare a campare in attesa delle decisioni altrui (UE o Brexit ad esempio) rischiano di ampliare il gap che divide l’Italia dagli altri paesi europei che traggono sempre di più vantaggio dalle storture e dai ritardi accumulati.
la presentazione completa può essere visualizzata qui