Lezioni di stile da Zuckerberg? No, grazie
La proprietà di whatsapp, che altro non è che il Mark Zuckerberg di Facebook, ha diffuso una mail a dir poco irritante su “Come usare WhatsApp in modo responsabile” con particolare riferimento alle Elezioni Europee. Si tratta di una sorta di decalogo che con uno stile paternalistico invita gli utenti a riflettere su quello che “trasmettono” ai propri contatti.
Qualcuno ha voluto vedere in questa operazione una sensibilizzazione verso il fenomeno delle Fake News. Altri hanno ravvisato la totale inutilità di questo messaggio dato che i produttori di Fake News devono essere individuati e colpiti nell’inizio della diffusione e non facendo la morale a chi amplifica spesso inconsapevolmente il messaggio.
Tuttavia il punto che mi preme sottolineare è quello che sottende questa mail. Immaginiamo di tornare a qualche decennio fa e di ricevere una nota (magari allegata alla bolletta) in cui la SIP (andiamo quindi alla pre Telecom) raccomandi agli utenti di non usare il telefono per fare scherzi, diffondere notizie false, importunare gli altri utenti. Vero è che le persone erano disencitivate a farlo dai costi associati (mentre whatsapp è “gratuito”), ma vero anche che a maggior numero di messaggi inviati, alle analisi del traffico e delle connessioni la ricchezza di informazioni (e di denari) di Zuckerber aumenta.
Siamo in una situazione preoccupante sotto molti punti di vista nell’arroganza e nella idea di dominio sopra a quello delle nazioni da parte dei colossi del digitale: le regole sembrano essere scritte in barba a qualsiasi forma di legislazione che esca da un Parlamento (quale esso sia). Sono “norme” che escono da strutture interne a queste aziende. Le medesime che avvalendosi di stuoli di avvocati, fiscalisti ed esperti riescono da anni ad eludere tassazioni e regole che i comuni cittadini e le aziende del territorio non possono fare. Fino a quando durerà?
E soprattutto… dobbiamo farci fare la morale sulla libertà di utilizzare uno strumento di comunicazione?